blue whale

Due settimane fa, grazie ad un servizio televisivo de “Le Iene”, l’Italia ha scoperto la Blue Whale, un pseudo gioco proveniente dalla Russia che spinge centinaia e centinaia di ragazzi (adolescenti, ma anche molti bambini) al suicidio attraverso l’imposizione di regole macabre in grado di spingere sempre di più all’autolesionismo sino all’atto conclusivo: buttarsi giù dalla cima di un grattacielo o di un palazzo.

In territorio russo, la Blue Whale è un vero e proprio caso nazionale. Negli ultimi mesi, oltre 150 giovani hanno perso la vita e molti altri sono in pericolo. Il fenomeno di massa si è alimentato, secondo gli esperti, anche attraverso il web: i sedicenti “curatori” che si celano dietro “il gioco” contattano i malcapitati attraverso chat o attraverso i social, costringendo con minacce e ricatti spesso i ragazzi a perseguire la strada della morte.

L’esposizione mediatica del fenomeno Blue Whale ha creato anche qui in Italia una sorta di psicosi. Da giorni, infatti, circolano sul web le bufale più disperate con l’intento esclusivo di spaventare.

Nelle ultime ore, una catena su WhatsApp sta avanzando con grande veemenza. Leggendo il contenuto di tale messaggio si scopre che ci sarebbe un gruppo chat che ingloba utenti al suo interno con il pretesto di inserire questi all’interno del gioco. Sempre seguendo il messaggio, si legge che anche solo la visione del gruppo può portare ad essere minacciati dai cosiddetti “curatori”.

Ovviamente, come logico che sia, si tratta di un clamoroso caso di trolling a cui non si deve fare l’errore di abboccare. Anche se la Blue Whale è un fenomeno serio e non va sottovalutato, sul web come oramai normale tutto viene amplificato. Per fortuna in Italia la mania ancora non è diffusa come in altri paesi d’Europa. Resta comunque l’invito nel tenere sempre sotto controllo i propri canali di comunicazione, a partire da WhatsApp, specialmente se si è giovani o giovanissimi.

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