Kepler
Kepler ha individuato 104 esopianeti, 4 dei quali con superficie rocciosa. Essi orbitano intorno a una stella nella costellazione dell’Acquario.

Il telescopio spaziale Kepler è riuscito a individuare altri 104 esopianeti, 4 dei quali presentano una superficie rocciosa. La sensazionale scoperta è avvenuta nell’ambito della missione speciale della NASA, chiamata “K2“. I 104 pianeti extrasolari, che orbitano intorno a una stella nella costellazione dell’Acquario (a circa 181 anni luce da noi), vanno così ad aggiungersi ai 1.284 mondi scoperti nello scorso mese di maggio.

Soltanto qualche settimana fa, vi avevamo presentato Kepler-1647 b: il gigante gassoso extrasolare, situato a 3.700 anni luce dalla Terra, che orbita attorno a un sistema binario di stelle nella Costellazione del Cigno. Oggi, invece, vi annunciamo un’altra interessante scoperta.

Nelle ultime ore, la NASA ha reso noto l’individuazione di ulteriori 104 esopianeti, ovvero pianeti esterni al nostro Sistema Solare. Nel corso dei prossimi mesi, gli scienziati si impegneranno a studiarne le atmosfere al fine di individuare eventuali – perlopiù attese – forme di vita. Secondo i primi dati trasmessi dal telescopio spaziale, quattro di questi “nuovi mondi” potrebbero essere rocciosi. Non solo: ben due esopianeti potrebbero, addirittura, essere molto simili alla Terra.

Le presunte caratteristiche dei nuovi esopianeti scoperti da Kepler

Almeno per il momento, gli esperti tengono a precisare che le ipotesi sono state formulate tenendo conto, esclusivamente, della loro posizione e della rispettiva massa. Infatti, l’eventuale presenza di acqua allo stato liquido – che conferirebbe ai due pianeti caratteristiche analoghe a quelle terrestri – verrà confermata negli studi che saranno condotti nei prossimi anni.

Tuttavia, l’agenzia governativa civile degli Stati Uniti è anche in grado di fornirci informazioni certe. Per esempio, i due esopianeti in questione vantano una massa superiore al nostro pianeta del 20% e del 50%. Inoltre, entrambi orbitano intorno alla propria stella, K2-72, all’interno della Goldilocks Zone, vale a dire la “fascia abitabile“, che si colloca a una distanza di circa 181 anni luce dalla Terra.

L’orbita di questi giganti extrasolari risulta molto più stretta di quella di Mercurio. Mentre la stella madre, una nana rossa, appare fredda e con dimensioni certamente più ridotte del Sole. Ian Crossfield, autore dello studio pubblicato sull’Astrophysical Journal, non esclude la “possibilità che la vita possa nascere su un pianeta attorno a una stella di questo tipo“.

L’epilogo degli esopianeti

A partire dal 2014, le zone di cielo coperte da Kepler segnalavano la presenza di 197 nuovi possibili pianeti. Le osservazioni da terra – grazie al North Gemini Telescope, al W. M. Keck Observatory delle Hawaii, l’Automated Planet Finder dell’Università della California e, infine, il Large Binocular Telescope dell’University of Arizona – hanno permesso di confermarne 104 esopianeti nostri “vicini di casa“. Il numero di questi pianeti, fuori dal Sistema Solare, oggi ammonta a oltre 2.400.

Siamo sicuri che i risultati, raggiunti da Kepler, continueranno a sorprenderci nel corso dei prossimi mesi benché, nel 2013, il telescopio abbia subito un guasto a uno dei suoi giroscopi che ne ha compromesso la capacità di orientamento.

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