Negli ultimi anni, il 4K è diventato sinonimo di qualità visiva e tecnologia d’avanguardia. Ormai tutti i migliori schermi cercando di adattarsi a questi nuovi standard e persino di superarli, a tal punto che avere una TV in 4K nel proprio salotto è diventata la normalità, non ci facciamo nemmeno più caso. Un nuovo studio, però, mette in dubbio la reale utilità di tutta questa risoluzione nelle case. Secondo gli esperti, nella maggior parte dei salotti domestici la distanza dallo schermo è troppo elevata per percepire differenze significative tra un televisore Full HD e uno 4K.
In pratica, il nostro occhio non riesce a cogliere i dettagli extra offerti dai pixel in più, poiché troppo ravvicinato a quel che sta guardando. Se ci troviamo a più di due metri e mezzo dallo schermo, le differenze si assottigliano. E considerando che la maggior parte delle persone guarda la TV a una distanza ancor maggiore, gran parte della qualità promessa dal 4K finisce per essere sprecata.
Strategia di marketing più che reale miglioramento
Molti esperti sostengono che la corsa al 4K — e ora anche all’8K — sia più una strategia di marketing che un reale passo avanti nella visione quotidiana. Le differenze diventano davvero percepibili solo su schermi molto grandi o se ci si siede molto vicini, come accade al cinema o nelle sale professionali di editing video.
Questo non significa però che i televisori 4K non abbiano vantaggi: offrono colori più vividi, migliore gestione del contrasto e supporto a tecnologie come HDR e Dolby Vision. Tuttavia, per l’utente medio, il salto in avanti non è così rivoluzionario come viene spesso raccontato.
Alla fine, la qualità dell’immagine dipende da molti fattori: contenuti ben girati, illuminazione corretta e impostazioni adeguate del televisore fanno spesso una grande differenza, anche più di qualche milione di pixel in più. Per questo studio insomma, più che inseguire la prossima risoluzione dovremmo preoccuparci di guardare meglio ciò che abbiamo già.