LinkedIn sta facendo discutere i suoi utenti. La piattaforma di proprietà di Microsoft inizierà a utilizzare i dati personali dei suoi iscritti per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale. L’obiettivo, spiega l’azienda, è migliorare le funzionalità della piattaforma. Si mira a rendere più intelligenti strumenti come la ricerca del lavoro e le raccomandazioni. Tuttavia, la decisione ha sollevato dubbi legati alla privacy e al consenso degli utenti.
Molti si chiedono se sia giusto che i propri dati — dai post condivisi al curriculum inserito — vengano usati per scopi diversi, non previsti inizialmente, con l’obiettivo di allenare l’AI senza un’autorizzazione esplicita. LinkedIn assicura che il processo avverrà in modo anonimo e nel rispetto delle normative europee. Il tema resta delicato, nonostante le premure espresse dall’azienda, soprattutto in un momento in cui la fiducia verso i sistemi automatizzati è ancora fragile e difficile da conquistare.
Come opporsi al trattamento dei dati personali su LinkedIn
Gli utenti che non vogliono che le proprie informazioni contribuiscano all’addestramento dell’Intelligenza Artificiale possono disattivare l’opzione direttamente dalle impostazioni dell’account. La procedura è semplice fortunatamente. Basta accedere al proprio profilo, entrare nella sezione “Privacy e impostazioni AI” e disattivare la voce che consente l’uso dei dati per fini di sviluppo tecnologico. Questa voce include anche l’addestramento di modelli basati sull’AI ed è piuttosto facile accedervi.
Questo gesto permette di mantenere un maggiore controllo sui propri contenuti, soprattutto per chi condivide dati sensibili o esperienze professionali riservate. Lo consigliamo a chi, a prescindere dalla fiducia o meno in questi nuovi modelli, preferisce non contribuire con i propri dati per lo meno in questa fase. Se doveste cambiare idea, potete sempre tornare nella pagina indicata e riattivare l’opzione. È un modo concreto per ribadire che la trasparenza digitale deve restare al centro di ogni innovazione tecnologica.
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale si nutre di informazioni personali, il caso LinkedIn riaccende un tema cruciale: il diritto di decidere come e da chi vengono utilizzati i propri dati. Avere il potere di prendere decisioni in merito è il primo passo.