La scena è quasi surreale: un chirurgo in sala operatoria che impugna quello che sembra una semplice pistola per la colla a caldo, e invece sta “sparando” un materiale in grado di riparare ossa fratturate. Non è fantascienza, ma il frutto del lavoro di un team di ricercatori americani e coreani. L’idea nasce da un problema reale: le ossa si riparano da sole, certo, ma in caso di fratture complesse o interventi oncologici le soluzioni tradizionali non bastano. Gli innesti metallici in titanio sono costosi, difficili da modellare e non sempre si adattano perfettamente alla conformazione della frattura. La stampa 3D ha provato a risolvere il problema, ma le procedure restano lente e onerose.
Addio impianti in titanio: arriva la pistola che “stampa” ossa
Qui entra in gioco la creatività di Jung Seung Lee, ricercatore alla Sungkyunkwan University: perché non creare l’innesto direttamente in sala operatoria, con uno strumento semplice da usare? Così nasce il prototipo, una pistola per colla rivisitata e calibrata per estrudere un materiale biocompatibile con precisione millimetrica. La sfida non era tanto costruire lo strumento quanto sviluppare il materiale giusto: doveva essere resistente come un osso, atossico, capace di degradarsi lentamente e sicuro a contatto con i tessuti.
La soluzione è stata una miscela di policaprolattone (PCL) e idrossilapatite, un minerale che stimola la rigenerazione ossea. Il PCL si scioglie a soli 60°C, aderisce perfettamente alla frattura e si solidifica rapidamente, mentre l’idrossilapatite favorisce la crescita di nuovo tessuto. I primi test su conigli hanno dato risultati promettenti: la guarigione è stata più rapida rispetto al cemento osseo tradizionale, aprendo scenari nuovi nella chirurgia ortopedica.
Certo, rimangono ostacoli da superare. La degradazione del materiale è ancora lenta e, per applicazioni su esseri umani, potrebbe servire l’integrazione di antibiotici per prevenire infezioni. C’è poi il tema della precisione: a mano libera è difficile garantire movimenti al micron come fa una stampante 3D. I ricercatori pensano già a sistemi di guida che aiutino il chirurgo, così da rendere il processo più sicuro e affidabile.
Nonostante le incognite, l’idea è rivoluzionaria. Trasforma uno strumento comune da bricolage in un dispositivo di guarigione, pronto a cambiare il modo in cui si affrontano fratture complesse. È un piccolo oggetto che potrebbe avere un impatto enorme: portare la chirurgia ortopedica verso un futuro più veloce, più preciso e, soprattutto, più umano.