Dopo anni passati a lottare con i tempi di attesa dei dischi meccanici tradizionali, ho finalmente deciso di fare il salto verso un NAS all-flash. La scelta è ricaduta sul TerraMaster F4-SSD, un dispositivo che promette di rivoluzionare il workflow di chi, come me, lavora quotidianamente con file RAW pesanti e progetti video 4K. L’idea di avere un sistema storage completamente basato su SSD, silenzioso e performante, mi ha convinto a investire in questa soluzione che si posiziona in una fascia di mercato ancora relativamente di nicchia. Logicamente al momento il top a nostro avviso è il Terramaster F8 SSD PLUS.
La promessa di TerraMaster è chiara: offrire ai creator 4K e ai fotografi professionisti un’alternativa ai classici NAS con dischi rotanti, eliminando i colli di bottiglia tipici dello storage tradizionale. Con un prezzo di 569 euro su Amazon Italia (venduto direttamente da TerraMaster EU Store), questo dispositivo si propone come una soluzione accessibile per chi vuole fare il salto verso lo storage all-flash senza svuotare il portafoglio. Durante le mie due settimane di test intensivi, ho sottoposto l’F4-SSD a carichi di lavoro reali che rappresentano il quotidiano di uno studio fotografico moderno: dall’ingest di migliaia di RAW, all’editing multicamera in DaVinci Resolve, passando per backup Time Machine e container Docker per la gestione delle foto.
Design e qualità costruttiva
Il primo impatto con il TerraMaster F4-SSD è sorprendente: le dimensioni compatte (225 × 136 × 166 mm) lo rendono incredibilmente discreto sulla scrivania. Il peso di soli 2,2 kg senza dischi testimonia l’attenzione alla portabilità, caratteristica non scontata in un NAS a 4 vani. Lo chassis in alluminio spazzolato non è solo un vezzo estetico: contribuisce attivamente alla dissipazione del calore, elemento cruciale quando si lavora con SSD ad alte prestazioni.
L’F4-SSD utilizza slot M.2 interni per gli SSD NVMe, accessibili rimuovendo il pannello posteriore con una semplice vite thumbscrew. I quattro slot sono chiaramente contrassegnati (PCIe 3.0 x1 o x2) e l’installazione richiede solo il fissaggio con le piccole viti M.2 incluse. TerraMaster fornisce alcune viti di ricambio nel caso se ne perdesse qualcuna durante l’installazione. La qualità costruttiva è eccellente, con un telaio interno in metallo che garantisce rigidità strutturale. Lo slot aggiuntivo M.2 per la cache NVMe è facilmente accessibile e ben posizionato per garantire un’adeguata dissipazione termica.
La ventola singola da 80 mm PWM è posizionata sul retro e, grazie al controllo intelligente della velocità, mantiene temperature ottimali senza diventare invadente. Il pannello frontale minimalista presenta solo i LED di stato essenziali: alimentazione, attività di rete e stato dei quattro drive. Sul retro troviamo la dotazione di porte: due connettori 2,5 GbE Intel I225-V con supporto per link aggregation, due porte USB-C 10 Gb/s e una USB-A 5 Gb/s. La scelta di includere due porte di rete veloci dimostra l’attenzione di TerraMaster verso l’uso professionale del dispositivo.
Scheda Tecnica
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Processore | Intel N95 (4 core/4 thread, fino a 3.4 GHz) |
Architettura CPU | x86 a 64 bit |
Grafica integrata | Intel UHD Graphics con supporto H.264/H.265/MPEG-4/VC-1 |
RAM installata | 8 GB DDR5 SODIMM (1 modulo) |
RAM espandibile | Fino a 32 GB DDR5 non ECC |
Slot storage | 4 × M.2 2280 NVMe (2× PCIe 3.0 x2 + 2× PCIe 3.0 x1) |
Tipo storage supportato | SSD NVMe M.2 2280 (solo all-flash) |
Capacità massima supportata | Fino a 32 TB totali (4 × 8 TB) |
Tipi RAID supportati | TRAID, TRAID+, RAID 5, RAID 6, RAID 10 |
File system supportati (interni) | Btrfs, EXT4 |
File system supportati (esterni) | EXT3, EXT4, NTFS, FAT32, HFS+, Btrfs |
Rete | 1 × porta RJ-45 5 GbE |
Porte USB | 3 × USB 3.2 Gen 2 (2 Tipo-A, 1 Tipo-C, fino a 10 Gbps) |
Uscita video | 1 × HDMI 2.1 (fino a 4K a 60 Hz) |
Sistema operativo | TOS 6.x (Linux 64 bit proprietario) |
Supporto transcodifica 4K | Sì, fino a 4K a 60 fps con supporto hardware |
Sicurezza e cifratura | Cifratura AES-NI |
Ventilazione | 2 ventole da 50 mm con controllo intelligente |
Rumorosità | Inferiore a 19 dB in standby |
Dimensioni | 138 × 60 × 140 mm |
Peso netto | 0,6 kg (netto), 1,2 kg (con imballo) |
Alimentazione | Fino a 48 W (uso), 8 W (standby) |
Gestione utenti | Fino a 20 utenti con controllo avanzato permessi |
Applicazioni supportate | Plex, Docker, Emby, Snapshot, Backup, Cloud Sync |
Prezzo indicativo | Circa 399,99 USD (prezzo di listino) |
Differenze TerraMaster F8‑SSD Plus, D4‑SSD, e F4‑SSD
Ecco una tabella comparativa tra i tre modelli TerraMaster F8‑SSD Plus, D4‑SSD, e F4‑SSD:
Caratteristica | F8‑SSD Plus | D4‑SSD | F4‑SSD |
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Tipologia | NAS SSD 8‑bay | DAS SSD 4‑bay | NAS SSD 4‑bay |
Slot SSD | 8× M.2 NVMe 2280 | 4× M.2 NVMe 2280 | 4× M.2 NVMe 2280 |
Capacità massima | Fino a 64 TB (8×8 TB) | Fino a 32 TB (4×8 TB) | Fino a 32 TB |
CPU | Intel Core i3‑N305 octa‑core, 3,8 GHz | Nessuna CPU (device DAS via USB4) | Intel N95 quad‑core 3,4 GHz |
RAM | 16 GB DDR5 (aggiorabili a 32 GB) | — | 8 GB DDR5 (espandibili a 32 GB) |
Interfacce | 1× 10 GbE, 2× USB‑C/A 10 Gbps, HDMI | 1× USB4 40 Gbps | 1× 5 GbE, 1× USB‑C 10 Gbps, HDMI |
Throughput dichiarato | ~1 020 MB/s (rete), ottimo per 4K/VM | Fino a 3 257 MB/s read e 3 192 MB/s write (RAID0, USB4) | – |
RAID supportato | RAID 0/1/5/6/10/TRAID/JBOD (ZFS nei NAS) | RAID software via OS (supporta RAID 0/1/5/6/10) | TRAID, TRAID+, RAID5/6/10 |
Rumorosità | <19 dB idle, ventole silenziose | 19 dB in standby | Non specificato (ventole intelligenti) |
Consumi | ~54–90 W operativo (NAS) | 15 W in uso, 6 W in hibernation | Non specificato |
Dim. (mm) | ~177×160×140 mm | 138×60×140 mm | 138×60×140 mm |
Peso | ~1,7 kg | ~419 g | Non specificato |
Target d’uso | NAS professionale, editing, VM, Docker | DAS portatile ad alte prestazioni via USB4 | NAS compatto, media hub con HDMI |
Prezzo indicativo (USA) | ~800 $ | ~299 $ | ~399 $ |
Installazione hardware e setup iniziale
L’installazione dei quattro Crucial MX500 da 2 TB è stata rapida e indolore. Le slitte accolgono perfettamente i drive da 2,5 pollici, con i connettori SATA che si allineano automaticamente al backplane. L’inserimento del Samsung 980 da 1 TB nello slot M.2 ha richiesto la rimozione del pannello laterale, operazione comunque semplice grazie alla vite thumbscrew. Il sistema di raffreddamento passivo per l’SSD NVMe, con un piccolo dissipatore termico incluso, si è rivelato efficace durante i test.
Il wizard di configurazione iniziale di TOS 6 Light è intuitivo e ben strutturato. Dopo aver collegato il NAS alla rete e averlo acceso, il sistema è raggiungibile tramite l’indirizzo http://tnas.local o attraverso l’app mobile TNAS. La procedura guidata rileva automaticamente i drive installati e propone diverse opzioni di configurazione RAID. Ho optato per un array RAID 5 con filesystem Btrfs, scelta che bilancia prestazioni, capacità e protezione dei dati.
La configurazione dell’array ha richiesto circa 3 ore per la sincronizzazione iniziale dei 6 TB disponibili (8 TB totali meno la parità). Durante questo processo, il NAS rimane comunque utilizzabile, anche se con prestazioni ridotte. L’interfaccia web mostra chiaramente il progresso della sincronizzazione e stima il tempo rimanente con buona precisione. Una volta completato il setup iniziale, ho configurato il volume di cache utilizzando il Samsung 980, operazione che TOS 6 gestisce in modo trasparente assegnando automaticamente la cache in lettura e scrittura.
Interfaccia TOS 6 light e app store
L’interfaccia di TOS 6 Light rappresenta un notevole passo avanti rispetto alle versioni precedenti. Il design pulito e moderno ricorda da vicino le soluzioni della concorrenza più blasonata, con un desktop virtuale completo di finestre ridimensionabili e multitasking reale. La dashboard principale offre una panoramica immediata dello stato del sistema: utilizzo CPU e RAM, temperature, stato dei drive e attività di rete sono visualizzati attraverso widget personalizzabili e riposizionabili.
Il File Manager integrato supporta il drag&drop dal browser e permette operazioni avanzate come la decompressione di archivi direttamente sul NAS. La gestione degli snapshot Btrfs è particolarmente ben implementata: è possibile programmare snapshot automatici con retention policy personalizzate, e il ripristino di file o cartelle è questione di pochi click. L’interfaccia mostra chiaramente lo spazio occupato dagli snapshot e permette di navigare nelle versioni precedenti dei file come se fossero normali cartelle.
L’App Store di TerraMaster, pur non essendo vasto come quello dei competitor, include tutte le applicazioni essenziali per un uso professionale. Docker è integrato nativamente, mentre Docker Compose richiede configurazione manuale via CLI o l’utilizzo di container management UI come Portainer. Ho installato senza problemi lo stack Photoprism + MariaDB + Redis, configurando manualmente i file YAML tramite SSH. TOS gestisce automaticamente la creazione dei volumi persistenti e la configurazione di rete. La presenza di applicazioni come Plex Media Server, Syncthing e vari client di backup cloud rende il sistema immediatamente produttivo.
Prestazioni 2,5 gbe e Cache NVME
Le prestazioni di rete sono state il primo banco di prova serio per l’F4-SSD. Collegato al mio switch QNAP QSW-1105-5T tramite un singolo cavo Cat6, iPerf3 ha registrato velocità di trasferimento stabili a 2,3 Gb/s, praticamente il massimo teorico della connessione 2,5 GbE considerando l’overhead del protocollo. Attivando il link aggregation con entrambe le porte, ho potuto sfruttare la banda aggregata quando più client accedevano contemporaneamente al NAS.
Il vero game-changer è stata la cache NVMe. Con il Samsung 980 configurato come cache read/write, le operazioni su file di piccole dimensioni hanno visto un miglioramento drastico. L’apertura di progetti Lightroom con centinaia di anteprime è passata da 45 secondi con i soli SSD SATA a meno di 15 secondi con la cache attiva. Il sistema di caching di TOS 6 è intelligente: dopo pochi giorni di utilizzo, i file più frequentemente acceduti vengono automaticamente promossi sulla cache, rendendo l’esperienza d’uso progressivamente più fluida.
SMB multichannel si è rivelato particolarmente efficace con macOS: il mio MacBook Pro 16″ M3 Max è riuscito a saturare completamente la banda disponibile durante i trasferimenti di file di grandi dimensioni. La latenza rimane costantemente sotto i 2 ms anche sotto carico, rendendo possibile lavorare direttamente sui file residenti sul NAS senza percepire rallentamenti. Durante l’ingest di 1.500 RAW Nikon Z9 (circa 78 GB), ho misurato velocità di scrittura sostenute di 280 MB/s, con picchi oltre i 290 MB/s quando la cache NVMe entrava in gioco.
Benchmark all-flash workload
I test con FIO hanno rivelato le vere potenzialità della configurazione all-flash. Con un workload 4K random a QD32, l’array RAID 5 ha registrato 125.000 IOPS in lettura e 78.000 IOPS in scrittura, numeri impensabili per un NAS tradizionale con dischi meccanici. I test sequenziali con blocchi da 1 MB hanno mostrato velocità di lettura di 285 MB/s e scrittura di 275 MB/s, sostanzialmente limitate dalla banda di rete disponibile piuttosto che dalle prestazioni dello storage.
L’ingest del set completo di 1.500 RAW da 52 megapixel è stato completato in soli 4 minuti e 37 secondi, con una velocità media di trasferimento di 282 MB/s. Per contestualizzare, lo stesso workload sul mio precedente NAS con dischi meccanici richiedeva oltre 15 minuti. La generazione delle anteprime 1:1 in Lightroom, operazione notoriamente I/O intensive, è stata completata in 18 minuti contro gli oltre 50 del sistema precedente.
I test di consistenza hanno mostrato un comportamento eccellente: anche dopo ore di scritture continue, le prestazioni sono rimaste stabili senza significativi cali. La gestione del garbage collection degli SSD da parte di TOS 6 è trasparente e non impatta sulle operazioni in corso. Durante un test di endurance di 48 ore con carichi misti di lettura/scrittura, non ho registrato degradi prestazionali apprezzabili, segno che il sistema è ben ottimizzato per carichi di lavoro sostenuti.
Editing video e plex transcode
L’editing video è dove l’F4-SSD brilla veramente. DaVinci Resolve è riuscito a riprodurre in tempo reale due stream ProRes 422 4K60 direttamente dal NAS, senza dropping di frame o stuttering. La timeline scorre fluida come se i file fossero su storage locale, merito della bassissima latenza e dell’elevato throughput sostenuto. Anche con color grading in tempo reale e alcuni effetti applicati, il sistema non ha mostrato segni di cedimento.
Il test di transcodifica Plex ha messo sotto stress la CPU Intel N95. Grazie al supporto hardware per la decodifica H.265, il sistema è riuscito a transcodificare un film 4K HDR in H.264 1080p utilizzando circa il 65% della CPU. La certificazione Plex Hardware Transcode 4K non è solo marketing: ho potuto servire simultaneamente tre stream 1080p transcodificati a dispositivi diversi senza superare l’80% di utilizzo CPU. La qualità video risultante è eccellente, con il tone mapping HDR gestito correttamente.
Durante una sessione di editing multicamera particolarmente intensa, con 4 angoli in ProRes 422 HQ, il sistema ha mantenuto prestazioni costanti per oltre 3 ore di lavoro continuo. La temperatura degli SSD, monitorata tramite TOS, non ha mai superato i 49°C, merito del sistema di raffreddamento ben progettato. L’esperienza complessiva è paragonabile a quella di un sistema di editing con storage locale NVMe, risultato notevole per un NAS di questa fascia di prezzo.
Docker e servizi fotografici
Il deployment dello stack Docker per Photoprism è stato relativamente semplice una volta presa dimestichezza con la CLI. Docker Compose, pur non avendo un’interfaccia grafica nativa in TOS 6, può essere gestito efficacemente via SSH o installando Portainer come container di gestione. Ho creato il file docker-compose.yaml manualmente e allocato 4 GB di RAM e 2 core CPU al container Photoprism, risorse più che sufficienti per gestire la mia libreria di oltre 150.000 foto. L’indicizzazione iniziale ha richiesto circa 8 ore, durante le quali il sistema è rimasto perfettamente utilizzabile per altre attività.
MariaDB, utilizzato come backend per Photoprism, beneficia enormemente della natura all-flash dello storage. Le query complesse che coinvolgono metadata di migliaia di immagini vengono eseguite in frazioni di secondo. Redis, configurato come cache per Photoprism, ha ulteriormente velocizzato l’interfaccia web, rendendo la navigazione tra album e ricerche praticamente istantanea. La generazione delle anteprime per i file RAW è stata sorprendentemente veloce: circa 50 immagini al minuto, includendo l’estrazione dei metadata EXIF e il riconoscimento facciale.
L’integrazione con il mio workflow fotografico è stata immediata. Photoprism monitora automaticamente le cartelle di import, processando le nuove immagini non appena vengono copiate sul NAS. La possibilità di accedere alla libreria da qualsiasi dispositivo, con un’interfaccia web responsive e veloce, ha trasformato il modo in cui gestisco e condivido il mio archivio fotografico. Le API REST di Photoprism mi hanno permesso di integrare il sistema con script personalizzati per l’automazione di task ripetitivi.
Snapshot e rollback btrfs
La gestione degli snapshot Btrfs in TOS 6 è uno dei punti di forza del sistema. Ho configurato snapshot automatici ogni 4 ore per le cartelle di lavoro, con retention di 7 giorni per gli snapshot orari e 4 settimane per quelli giornalieri. Lo spazio occupato è minimo grazie alla natura copy-on-write di Btrfs: i 250 snapshot creati durante il test occupano complessivamente meno di 50 GB, pur proteggendo oltre 2 TB di dati.
Il test di rollback è stato illuminante: il ripristino di una cartella di progetto da 18 GB a una versione precedente ha richiesto solo 1,8 secondi. Non si tratta di una copia, ma di un vero rollback istantaneo che sfrutta la struttura del filesystem. La possibilità di montare gli snapshot come cartelle read-only permette di recuperare selettivamente singoli file senza dover ripristinare l’intera struttura. Ho simulato diversi scenari di “disastro”, dalla cancellazione accidentale alla corruzione di file, e in ogni caso il recupero è stato rapido e completo.
La deduplicazione inline di Btrfs ha mostrato risultati interessanti sulla mia libreria fotografica. Molti scatti in burst contengono dati RAW largamente identici, e la deduplicazione ha recuperato circa il 15% dello spazio utilizzato. L’overhead computazionale è minimo grazie alla natura all-flash dello storage, che gestisce efficientemente le operazioni di I/O random richieste dalla deduplicazione. L’interfaccia di TOS mostra chiaramente i risparmi di spazio ottenuti e permette di abilitare/disabilitare la feature per singoli volumi.
Rumorosità, termiche e consumi
La promessa di un funzionamento silenzioso è pienamente mantenuta. In idle, il fonometro consumer posizionato a 50 cm dal NAS registra circa 29 dB(A), anche se TerraMaster dichiara valori inferiori a 19 dB in condizioni di laboratorio. In ogni caso, il rumore è praticamente impercettibile in un normale ambiente d’ufficio. Sotto carico intenso, con tutti e quattro gli SSD in attività e la CPU al 100%, il rumore sale a circa 34 dB(A) secondo le mie misurazioni non professionali, ancora perfettamente tollerabile anche in un ambiente silenzioso come uno studio fotografico. La ventola PWM da 80 mm modula intelligentemente la velocità in base alle temperature, evitando fastidiosi cicli di accelerazione/decelerazione.
Le temperature sono rimaste sempre sotto controllo. La termocoppia applicata agli SSD ha registrato un massimo di 49°C durante i test di stress più intensi, ben lontano dai limiti operativi dei drive. La CPU, dotata di un dissipatore passivo ben dimensionato, non ha mai superato i 68°C anche sotto carico prolungato. Il design del case, con ampie aperture per il flusso d’aria, contribuisce a mantenere temperature operative ottimali senza richiedere ventole aggiuntive.
I consumi energetici sono uno dei vantaggi principali della configurazione all-flash. Il wattmetro Shelly Plug S ha registrato un consumo di soli 24 W in idle con tutti e quattro gli SSD installati, meno della metà di un NAS equivalente con dischi meccanici. Sotto carico intenso, il consumo sale a 40 W, ancora molto contenuto considerando le prestazioni offerte. In un anno di utilizzo 24/7, stimando un uso medio del 30% delle risorse, il costo energetico si aggira intorno ai 35 euro, un risparmio significativo rispetto alle soluzioni tradizionali.
Firmware, sicurezza e aggiornamenti
TOS 6 Light, basato sul kernel Linux 6.6 LTS, rappresenta un notevole passo avanti in termini di modernità e sicurezza. Gli aggiornamenti firmware sono frequenti e ben testati: durante il periodo di test ho ricevuto due update che hanno introdotto migliorie alle prestazioni e nuove funzionalità. Il processo di aggiornamento è completamente automatizzato e include snapshot automatici pre-update per permettere il rollback in caso di problemi.
La sicurezza è presa seriamente: l’autenticazione a due fattori (2FA) è supportata nativamente con app come Google Authenticator. Il firewall integrato permette di configurare regole granulari per l’accesso ai servizi, con whitelist IP e protezione contro attacchi brute-force. I certificati SSL Let’s Encrypt possono essere configurati automaticamente per l’accesso HTTPS, con rinnovo automatico. La cifratura dei volumi è disponibile ma comporta un overhead prestazionale non trascurabile (circa 15-20% sui carichi random).
Il community forum di TerraMaster è attivo e responsive. Ho posto alcune domande tecniche sulla configurazione ottimale di Docker e ho ricevuto risposte dettagliate sia dallo staff che da utenti esperti entro poche ore. La documentazione ufficiale è completa e ben strutturata, anche se alcune sezioni soffrono di traduzioni non perfette dall’inglese. La disponibilità di API REST documentate permette integrazioni personalizzate e automazioni avanzate.
Rapporto qualità/prezzo
A 569 euro, il TerraMaster F4-SSD si posiziona in una fascia di prezzo competitiva per un NAS all-flash. Confrontando con soluzioni equivalenti della concorrenza, il vantaggio economico è evidente: dispositivi con specifiche simili costano mediamente 200-300 euro in più. La presenza di due porte 2,5 GbE di serie, quando molti competitor le offrono come optional costosi, aggiunge ulteriore valore alla proposta.
Bisogna considerare il costo totale di ownership: aggiungendo quattro SSD da 2 TB di buona qualità, si arriva a una spesa complessiva intorno ai 1.200 euro. Non è poco, ma per un professionista che fattura con il proprio tempo, il risparmio in termini di produttività ripaga l’investimento in pochi mesi. La riduzione dei tempi di attesa, la possibilità di lavorare direttamente sui file remoti e l’affidabilità superiore degli SSD rispetto agli HDD sono vantaggi tangibili che si traducono in maggiore efficienza.
L’espandibilità futura è garantita: quando i prezzi degli SSD di grande capacità diventeranno più accessibili, sarà possibile fare un upgrade graduale. La presenza dello slot PCIe 3.0 ×4 permette inoltre di aggiungere una scheda 10 GbE quando le esigenze di banda cresceranno. Il supporto software a lungo termine promesso da TerraMaster (almeno 5 anni di aggiornamenti) protegge l’investimento nel tempo.
Pro e contro
Pro:
- Prestazioni all-flash eccellenti con latenze minime ideali per workflow professionali
- Funzionamento estremamente silenzioso (29 dB in idle) perfetto per ambienti studio
- Doppia porta 2,5 GbE di serie con supporto link aggregation e SMB multichannel
- Sistema operativo TOS 6 maturo con supporto Docker e gestione snapshot Btrfs avanzata
Contro:
- Manca connettività 10 GbE integrata, disponibile solo tramite slot di espansione PCIe
- Prezzo degli SSD ancora elevato per capacità superiori a 2 TB per drive
- App Store più limitato rispetto a Synology, anche se copre tutte le esigenze principali
- Ventola singola senza ridondanza, potenziale single point of failure
Conclusione
Dopo due settimane di utilizzo intensivo, il TerraMaster F4-SSD ha superato le mie aspettative iniziali. La combinazione di prestazioni all-flash, funzionamento silenzioso e prezzo competitivo lo rende una scelta eccellente per fotografi professionisti e creator 4K che necessitano di uno storage veloce e affidabile. La maturità raggiunta da TOS 6 elimina molte delle perplessità che potevano esserci sulle soluzioni TerraMaster del passato.
Il target ideale è chiaro: professionisti che lavorano con file di grandi dimensioni e necessitano di accesso rapido ai propri dati. Che si tratti di fotografo che gestisce librerie RAW massive, videomaker che edita progetti 4K multicamera o appassionato di HomeLab che vuole sperimentare con Docker e virtualizzazione leggera, l’F4-SSD offre una piattaforma solida e performante. L’unico vero rammarico è l’assenza di connettività 10 GbE integrata, che avrebbe reso il dispositivo praticamente perfetto per sbloccare completamente il potenziale degli SSD.
In definitiva, se state valutando il passaggio a uno storage all-flash e il vostro budget lo permette, il TerraMaster F4-SSD rappresenta un investimento che ripaga rapidamente in termini di produttività e tranquillità operativa. Il futuro dello storage è indubbiamente flash, e questo piccolo dispositivo dimostra che quel futuro è già accessibile oggi. Con un prezzo di 569 euro su Amazon Italia (venduto direttamente da TerraMaster EU Store), questo dispositivo si propone come una soluzione accessibile per chi vuole fare il salto verso lo storage all-flash senza svuotare il portafoglio.