L’arrivo di Donald Trump avrebbe portato diverse novità negli Stati Uniti e questo era risaputo. Nelle ultime ore il nuovo presidente USA ha fatto entrare in vigore una di queste: ecco infatti i dazi di cui si parlava, ora imposti a Messico, Canada e Cina. Con questa mossa, Trump vuole rendere meno conveniente acquistare prodotti e merci provenienti dall’estero, portando il popolo americano ad acquistare solo in casa. Il problema riguarda però il settore tecnologico, con tante aziende che dipendono tantissimo da vari fornitori cinesi.
I rincari nel settore tech: cosa potrebbe succedere

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping – foto di repertorio
Per il mondo della tecnologia, la situazione si complica. Attualmente, i dazi sulle importazioni dalla Cina sono aumentati del 10%, ma se la risposta di Pechino dovesse essere altrettanto aggressiva, Trump ha già minacciato di portarli fino al 60%.
Le conseguenze? Secondo la Consumer Technology Association (CTA), i prezzi potrebbero schizzare alle stelle:
- Un computer portatile potrebbe costare fino al 68% in più;
- Il prezzo di uno smartphone potrebbe aumentare del 37%, con impatti anche su Apple, che produce componenti essenziali in Cina;
- I costi di chip e semiconduttori, fondamentali per l’industria elettronica, salirebbero di conseguenza.
E ora Trump punta anche l’Europa
Dopo aver imposto dei dazi alle tre nazioni appena citate, pare che l’obiettivo di Trump sia pronto a spostarsi. Il magnate e presidente degli Stati Uniti minaccia infatti da giorni una tassazione anche su alcuni prodotti provenienti dall’Europa. L’UE, in virtù di tutto ciò ha avviato delle negoziazioni, garantendo anche un’importazione maggiore sia di prodotti militari che di gas liquido per gli Stati Uniti.
I settori più colpiti sarebbero senza ombra di dubbio quello agroalimentare, l’industria farmaceutica, quella meccanica e il mondo della moda. Si tratta quindi di un momento fatto di tensioni e scelte da parte degli USA che potrebbero portare ad una sorta di effetto domino che riguarderebbe i prezzi innanzitutto ma anche la produzione e i posti di lavoro. In Italia ad esempio potrebbe esserci una variazione del costo compresa tra in 4 e i 7 miliardi di dollari. Gli effetti andrebbero a ripercuotersi direttamente su oltre 40.000 aziende.