Porta dell’inferno: il cratere infuocato dal 1971 per colpa dell'uomo

Un gruppo di geologi sovietici era alla ricerca di un giacimento di gas, quando invece accadde ciò che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. La risalita in pressione di una grande quantità della stessa sostanza gassosa bastò per far crollare la strumentazione della perforazione, formando quello che oggi è un cratere denominato “Porta dell’Inferno”. Ma di cosa si tratta e come è accaduto esattamente?

Porta dell’inferno: come si è creato il cratere?

Il cratere di gas che in Turkmenistan (nel deserto del Karakum) chiamano Darvaza (dal persiano= “cancello”) brucia da oltre 50 anni senza mai smettere. Ma come si spiega un fenomeno così surreale?

Nel 1971 la perforazione precedentemente citata provocò una fuoriuscita violenta che inghiottì l’intera strumentazione. Si scelse così di dare fuoco al gas per esaurirlo il più rapidamente possibile e invece accadde il contrario. Un enorme incendio divampò e da quel momento non si spense più. Ora, giunti al 2022, perché non si fa nulla per cambiare la situazione? La risposta è il costo.

La porta dell’inferno è in grado di generare il bagliore dal cratere di notte e a chilometri di distanza, alimentando anche diverse leggende tra la popolazione locale. Parlando invece di chi lo ha vissuto veramente, nel 2013 a seguito di una spedizione pagata dal National Geographic e la compagnia di viaggi Kensington Tours, l’esploratore George Kourounis decise di buttarsi in un’impresa impegnativa calandosi all’interno del cratere per misurarne le vere dimensioni. Dopo mesi di studi è stato scoperto che il cratere è largo più o meno 69 metri e profondo 30.

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