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Ad un anno esatto dalla fusione di Fca (che è Fiat) con il Gruppo A e dalla nascita di Stellantis, ecco come stanno andando le previsioni di mercato.

Come italiani, ovviamente, siamo particolarmente interessati al destino dei marchi Fiat, Lancia e Alfa Romeo. Molti insistono affinché gli investimenti in tecnologia e innovazione fossero in crescita costante, con la convinzione che i risultati di queste tecnologie possano essere di beneficio per l’intero sistema industriale italiano.

Da qualche decennio, soprattutto nei mercati e nei paesi arretrati, il destino economico e finanziario della maggior parte delle imprese, in particolare nel medio e breve termine, non coincide più con gli interessi generali. Una crisi generale ha portato molti danni e ad un restringimento degli obiettivi.

Stellantis parla del futuro dell’elettrico

Stellantis, parla il CEO Tavares: “L’elettrificazione forzata mette a rischio i posti di lavoro“. Si attende a breve la nuova strategia per il gruppo FCA, ma molti non credono che basterà l’annunciato rilancio di un modello del passato, in questo caso una nuova Fiat Punto per creare un cambiamento definitivo, considerando anche i prezzi a cui queste auto sono vendute. La preoccupazione principale riguarda la classe media, che ormai sta per sparire del tutto considerando il divario degli stipendi a cui siamo abituati.

Fiat, marchio leader in Italia e caro al cuore degli automobilisti italiani, ha perso ulteriormente quote di mercato nel corso del 2021 passando da 21.000 a 15.000 auto immatricolate pari al 14,7% del mercato nazionale. Peggio ha fatto il gruppo Stellantis, sceso al 37,7% contro il 38,8% dell’anno precedente. A dicembre l’intero gruppo ha venduto 31.687 vetture, in calo del 34,8%, con la quota che scende al 36,6% dal 40,6%, non lontano dalle perdite di Volkswagen (-28,63) e Renault (-21,42).

Di conseguenza, in Italia, date queste premesse e queste serie storiche, le aspettative sono per un’evoluzione insufficiente del mercato automobilistico, non in grado di ringiovanire il vecchio e inquinante parco auto, né di rilanciare la produzione e l’occupazione nazionale.

Insomma, per Stellantis e per la famiglia Agnelli i conti del primo anno sono in ordine, i ricchi dividendi non mancheranno.

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