Chernobyl: dopo il disastro la città diventa patrimonio dell'Unesco

Sono passati trentacinque anni dal disastro nucleare, eppure la centrale atomica di Chernobyl continua ad essere chiusa per via del pericolo di contaminazione. Ciò non significa che la famosa città radioattiva morirà così. Essa infatti è già candidata per divenire patrimonio mondiale dell’umanità, e il presidente Zelensky è completamente d’accordo. Egli già in passato dichiarò il suo appoggio, quando venne inaugurato il nuovo «sarcofago» per il quarto reattore. «È il momento di smettere di impaurire la gente; occorre trasformare il luogo in una calamita scientifica e turistica. Creeremo qui la terra della libertà che diventerà uno dei simboli della nuova Ucraina», ha dichiarato.

Chernobyl: non proprio un’ottima meta per il turismo

In cinque anni l’Ucraina ha realizzato una riserva naturale animata da orsi, lupi, alci, una razza di cavalli in via d’estinzione, e un raro bisonte europeo. Questa però ha acquisito turisti anche grazie alla serie televisiva narrante le conseguenze del disastro del 1986. Nel 2019, i visitatori erano stati 120 mila.

A tal proposito molti sentieri sono stati curati per permettere il passaggio dei visitatori, ma il restante terreno, gli alberi e le piante rimangono ancora pericolosi e lo saranno per moltissimo tempo per via delle emissioni di cesio, stronzio, plutonio e altre sostanze. Alle visite per Chernobyl non possono accedere i minori di 18 anni, in quanto risultano essere più esposti al pericolo derivante dalle radiazioni. La zona viene utilizzata inoltre per immagazzinare il combustibile spento delle quattro centrali nucleari ucraine funzionanti. Come se non bastasse, lo scorso anno si è verificato un gravissimo incendio che ha distrutto più di undicimila ettari di bosco, rilasciando sulla zona particelle di cesio, le quali hanno aumentato il grado di radioattività fino a 16 volte più di quella naturale.

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