Trentotto stati americani accusano Google di condotta anticoncorrenziale. Secondo loro il colosso di Moutain View si tratta di un “comportamento “illegale per mantenere il suo monopolio nei servizi di ricerca”

Secondo il procuratore di New York, Letitia James, “Google ha privato i consumatori di quella concorrenza che avrebbe portato a una maggiore scelta e una maggiore innovazione“. Scopriamo insieme maggiori dettagli di questa azione legale.

 

Google accusata da 38 stati USA di avere una condotta anticompetitiva

Il conto degli stati Usa anti-BigG cresce rapidamente. Fino a ieri erano 10 a guida repubblicana ad aver avviato un’azione antitrust accusando Google di aver abusato della sua posizione dominante nel settore delle ricerche sul web. E di collusione con Facebook per mettere fuori gioco la concorrenza. Ora siamo già a 38, una coalizione questa volta bipartisan di procuratori generali. A guidare il gruppo è Phil Weiser, il procuratore generale del Colorado.

Google è accusata dai 38 stati di mantenere il monopolio nelle ricerche online e nelle pubblicità sui motori di ricerca attraverso una condotta anticoncorrenziale. Una causa molto simile a quella del dipartimento di Giustizia con 11 stati a guida repubblicana, presentata in ottobre. A cui si è aggiunto ieri un gruppo di 10 procuratori generali repubblicani.

Il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, aveva così spiegato la sua azione legale: “Google ha usato ripetutamente il suo potere di monopolio per controllare i prezzi e ha colluso per truccare le aste (di pubblicità online) in una grave violazione della legge“. Secondo la denuncia, Google controlla il 90% del mercato per gli strumenti di tecnologie utilizzati dagli editori per vendere le loro pubblicità online. Non ci resta che attendere ancora un po’ di giorni e scoprire se il colosso risponderà alle accuse.

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