Coronavirus: passa troppe ore davanti ai videogiochi e muore di trombosi

Passare troppo tempo davanti ai videogiochi può fare davvero male. Quante volte le madri lo dicono ai propri figli? Eppure tale problema continua ancora ad essere preso sotto gamba. L’arrivo del coronavirus, che ha costretto milioni di persone a rimanere a casa per un periodo prolungato, non ha affatto aiutato. Ne è la prova un ragazzo di 24 anni che, a causa dell’eccessivo utilizzo dei videogiochi è giunto alla trombosi perdendo la vita.

Coronavirus: la colpa non è dei videogame

Ovviamente la colpa non è attribuita al mondo del gaming, ma al tempo prolungato col quale l’utente mantiene la stessa posizione. La stessa sorte può spettare ad un lavoratore in smart working il quale, anziché fare un po’ di attività fisica e di movimento, si siede nuovamente a guardare la tv.

La triste storia di Louis Greening non ha origini italiane, pertanto la citazione integrale è in lingua inglese. Il padre ha dichiarato: “It is very rare in such circumstances but speaking to medical professionals I discover there has been a number of cases in youngsters during this lockdown.” e ancora “Like many, I associate it with older people and something we are warned about on planes. As more and more of us are working from home it is likely you are not getting out your chair as much as you need. Stand up, walk around, and please, warn your kids. If I can prevent one loss in my son’s name then that’s one bright light that will shine on Louis.” 

Va detto che l’incidenza di casi di trombosi dopo l’età adulta sia di uno su mille. In un Paese anziano come l’Italia i casi sono piuttosto comuni. La Fondazione Veronesi difatti dichiara un numero pari a circa 50mila l’anno. La stessa ha replicato: “La mortalità è del 32 per cento nei casi non diagnosticati e scende all’8 per cento in quei casi diagnosticati e adeguatamente trattati.”
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