Un grande dibattito dei tempi moderni riguarda l’energia nucleare, un fonte di energia ad altissima efficienza derivata dalle reazioni nucleari tra i nuclei atomici, generalmente Uranio e Plutonio, che ha però come difetto fatale la produzione di scorie radioattive dannose per la salute e l’ambiente potenzialmente mortali.

Ad aumentare la spinosità del dibattito ci pensano anche famosi incidenti che hanno scosso il mondo come quello di Chernobyl del 1986 o quello più recente di Fukushima del 2011.

Una situazione certamente di difficile analisi, ma non per i chimici che formano l’equipe del professor Richard Layfield i quali hanno trovato una possibile utilità agli scarti nucleari derivati dalle centrali elettriche.

Un possibile sbocco per le scorie letali

Gli scienziati sembrano aver trovato un possibile impiego di queste scorie per la produzione di elementi e composti chimici di base, adoperando appunto i suddetti scarti nella produzione di catalizzatori in grado di accelerare reazioni chimiche, ad esempio la conversione dell’etilene in etano tramite l’uranio impoverito.

A detta del professor Layfield questa possibilità merita una notevole considerazione dal momento che la possibilità di convertire gli Alcheni in Alcani è molto preziosa, poichè potrebbe essere adoperata per la produzione di sostanze idrogenate di base utili all’industria petrolchimica e nella produzione di energia.

Una svolta non indifferente che ruota attorno ad una molecola organometallica neo-scoperta che attraverso l’uranio impoverito permette appunto tali conversioni.

Di certo si parla di una scoperta molto interessante, che potrebbe riportare alla luce i rifiuti nucleari dai bunker in cui sono conservati, per un fine utile, cosa che dimostra che non dobbiamo temere questi scarti, bensì sfruttarli a nostro vantaggio.

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