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Sembrerà strano a molti, ma un film di qualche tempo fa ha dato agli scienziati una nuova e innovativa idea per uno studio. Il titolo in questione è Interstellar, uscito ormai nel lontano 2014 e molto apprezzato dal pubblico del grande schermo. Sembrerebbe che la vita nei pressi dei buchi neri sia possibile, ovviamente se l’orbita del pianeta avvenga ad una distanza ragionevole.

Anche se la cosa suona decisamente strana, un buco nero è in grado di emanare luce e calore dal suo disco di accrescimento. Questo sarebbe in grado di mantenere l’acqua liquida sulla superficie di un ipotetico pianeta, permettendo quindi la vita. L’unico problema, secondo l’astrofisico Jeremy Schnittman della NASA, potrebbe essere l’emissione di luce eccessiva.

Buchi neri: il disco di accrescimento potrebbe permettere la vita di un pianeta vicino

I buchi neri sono caratterizzati da un disco di accrescimento nella parte più esterna. Questo è costituito da una materia in grado di raggiungere delle temperature elevatissime mentre sta per essere inghiottita. Il problema evidenziato da Schnittman non è relativo alla luce stessa del buco, bensì a quella delle stelle circostanti. Queste sarebbero infatti in grado di avere gravi effetti relativistici.

Secondo la teoria della relatività generale infatti, in prossimità di una massa considerevole il tempo scorre diversamente. Questo significa che nei pressi di un buco nero il tempo scorre più velocemente rispetto al resto dello spazio aperto. Ne consegue che poche ore nelle sue vicinanze siano decenni a distanze superiori.

Ecco svelato il perché del problema che vi abbiamo anticipato. La luce emessa dalle stelle arriverebbe tutta insieme e avrebbe quindi una maggiore energia. Si parla quindi di effetto Doppler relativistico, per il quale lo spettro del visibile viene trasformato in raggi X e/o raggi gamma che rendono la vita pericolosa.

Al momento risulta impossibile visitare un esopianeta e non ne sono ancora stati scoperti nei pressi di un buco nero. Lo studio di Schnittman apre nuove frontiere nello studio del nostro universo che potranno decisamente accrescere la nostra conoscenza in materia.

FONTEfocus
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