C’è un acceso dibattito in atto da qualche giorno a questa parte oltre oceano, più precisamente negli Stati Uniti. Si sta parlando di neutralità della rete. Si tratta del diritto di navigare in Internet in assoluta libertà, ovvero senza vedersi bloccare l’accesso a siti solo perché della “concorrenza”. In realtà è un vecchio argomento che però ciclicamente torna a scuotere la rete. A questo giro sembra esserci una svolta, una svolta non positiva. La possibilità di vedersi portare via un diritto ha infiammato gli animi di molti.

Cosa potrebbe succedere?

Ora come ora non ci sono problemi di alcun genere, per lo meno nei paesi dove non esiste la censura da parte del governo. Noi tutti possiamo andare su qualunque sito, a nostro rischio e pericolo, ma possiamo. Per farlo ci serve solo un dispositivo in grado di connettersi alla rete. L’unico limite, se prendiamo come esempio la connessione di casa, è dato da quanta banda abbiamo a seconda di quanto paghiamo. Nessuno ci può dire niente.

Ma se qualche azienda si mettesse in mezzo? Senza questa neutralità, una compagnia potrebbe benissimo pagare un gestore di rete affinché quest’ultima ci vada più lenta, o addirittura non vada proprio, nel caso decidessimo di visitare un determinato sito. Ma perché? Semplicemente perché magari quella pagina è sponsorizzata da un’azienda rivale. Ma il problema non si ferma qua. Potrebbero anche farti pagare prezzi aggiuntivi per accedere a siti quali YouTube o Facebook, e molti altri ancora.
Questo tipo di concorrenza va a discapito solo dell’utenza.

È vero, ci sono già degli accordi tra gestori e aziende, anche da noi, ma non puntano a danneggiarci, anzi. Un esempio potrebbe essere la partnership tra Netflix e 3 Italia.

Non è un argomento che va sottovalutato, anche se ci sembra lontano da noi. In Europa c’è una legge che vieta questo tipo di interferenze, ma niente è scritto sulla pietra. Per come siamo bravi ad imitare le brutte abitudini degli americani forse è meglio stare con le orecchie tese su questo argomento

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