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Le calorie bruciate calcolate con gli wearables non sono accurate

Col tempo in molti si sono affidati alla cura dei cosiddetti oggetti smart da indossare. Veri e propri orologi digitali che offrono grandi funzionalità. Non solo il classico conta-passi, ma anche rilevamento del battito cardiaco e calorie bruciate. Il fiore all’occhiello dell’Università Americana, ovvero Stanford, ha voluto verificare quanto accurati fossero i dati ottenuti.

Lo studio condotto dall’Università in questione ha richiesto l’uso dei più popolari idossabili. Tra questi risultano Apple Watch, Basis Peak, Fitbit Surge, Microsoft Band ed anche Samsung Gear S2. Per avere inoltre un ampio quadro dei valori, vi sono stati circa 60 volontari di età, pelle e massa del corpo differente. Attraverso strumenti impiegati in ambito medico, sono state misurate le effettive calorie bruciate ed il vero battito. Gli individui che si sono prestati per questo rilevamento hanno poi effettuato delle prove di attività fisica su tapis roulant e cyclette per simulare l’esercizio di tutti i giorni.

In linea di massima bisogna ammettere che il sensore HR (per il battito cardiaco, ndr.) restituisce valori piuttosto simili alla realtà. Per avere informazioni accurate sul rilevamento delle calorie bruciate invece servono delle variabili che un semplice bracciale al polso non è in grado di considerare. Le informazioni pre-impostate infatti riguardo al peso e l’altezza, non sono abbastanza per questo tipo di calcoli. Nello studio condotto, si sono comportati particolarmente bene Apple Watch e Fitbit Surge, mentre PulseOn si è rilevato un vero flop.

In conclusione lo studio vuole affermare che gli wearables che troviamo sul mercato sono ottimi per verificare il battito per minuto. Ma gli utenti non dovrebbero fare affidamento alle calorie bruciate durante l’attività fisica, perché queste presentano una percentuale di errore molto alta. Per avere un’idea dei risultati, basta collegarsi al sito ufficiale dell’Università californiana ed osservare i dati.

 

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