Osiris-Rex
La NASA ha avviato la missione Osiris-Rex per raggiungere l’asteroide Bennu.

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 2016, la NASA ha lanciato Osiris-Rex (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) nello spazio, il cui obiettivo è raggiungere asteroide 101955 Bennu. La missione prevede il prelievo di diversi campioni di roccia, che potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere l’origine dei pianeti del Sistema Solare.

Che la missione Osiris-Rex abbia inizio

L’avvio della missione è stato programmato per le ore 01,05 (ora italiana) dalla base di Cape Canaveral, in Florida, con un razzo Atlas 5. Nel primo stadio, quest’ultimo sarà alimentato da un motore a cherosene e ossigeno liquido; mentre nello stadio successivo da un motore a idrogeno e ossigeno liquido. Tuttavia, una volta nello spazio, la sonda compirà una serie di manovre, le Deep Space Maneuvers, per ridurre la sua velocità.

La navicella, che accompagnerà Osiris-Rex nel suo viaggio interstellare, è costituita da un cubo avente uno spigolo di circa 3 metri. Durante il suo lungo percorso, il razzo spiegherà gli array con i pannelli solari dalla lunghezza di circa 6 metri e in grado di generare fino a 3 mila watt di energia, a seconda della distanza dal Sole. La sonda sarà munita di diversi spettrometri, che avranno il compito di catturare la radiazione emessa e riflessa dall’asteroide per determinarne la composizione; e da un braccio robotico articolato, presente su una tecnologia chiamata Tagsam (Touch-And-Go Sample Acquisition Mechanism), che dovrà prelevare frammenti di rocce.

L’asteroide Bennu: il più antico testimone dello spazio

Nato dai resti di una violenta collisione, errabondo nello Spazio per milioni di anni, smembrato dalla gravità dei pianeti, l’asteroide Bennu ha avuto un’esistenza movimentata in un quartiere piuttosto rumoroso, il giovane Sistema Solare” precisa la NASA. In altre parole, l’asteroide rappresenta un prezioso testimone per spiegare l’origine dei pianeti e, più in generale, della vita in quanto la sua formazione sarebbe avvenuta in concomitanza con la nascita del Sistema Solare.

Una missione lunga e delicata

Entro l’agosto 2018, Osiris-Rex compirà le sue prime manovre per avvicinarsi al vecchio asteroide che dista dalla Terra, grosso modo, due milioni di chilometri. Durante la fase di avvicinamento, la sonda attiverà dei piccoli motori per uguagliare la propria velocità e la propria direzione a quella di Bennu. Difatti, il corpo celeste si muove a una velocità media di circa 100 mila chilometri l’ora ed è poco più grande di 500 metri. Pertanto, l’occhio della NASA sarà costretto a rallentare per evitare di superarlo. Tuttavia, a seguito dell’allineamento, per circa un anno, la sonda eseguirà i primi rilievi sull’asteroide per misurare l’accelerazione; studiare la composizione del suolo, ricca di carbonio; e registrare l’eventuale presenza di satelliti naturali.

La missione si concluderà nel giugno 2020, quando Osiris-Rex realizzerà il touch-and-go, ovvero la manovra che prevede l’approccio ravvicinato con Bennu alla velocità di 10 centimetri al secondo. In quella delicatissima fase, la sonda attiverà il proprio braccio robotico, integrato a Tagsam, per circa cinque secondi. Una piccola esplosione controllata consentirà allo strumento di prelevare, sfruttando tre tentativi, almeno 60 grammi di frammenti di polveri. Tuttavia, per scoprire cosa conterrà davvero la capsula di Osiris-Rex, bisognerà attendere il suo rientro sulla Terra, previsto per il 24 settembre 2023.

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