Neil Druckmann lascia la serie TV di The Last of Us

Il celebre creatore del videogioco originale esce dalla produzione della serie HBO. Scopri cosa cambia ora per la seconda stagione.

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Neil Druckmann, mente creativa dietro il celebre The Last of Us, ha ufficialmente lasciato la produzione della serie TV HBO tratta proprio dal suo videogioco. La notizia, confermata in questi giorni da fonti vicine alla produzione, segna un momento di svolta importante per un progetto che finora aveva beneficiato della stretta supervisione del game director stesso.

Druckmann non era un semplice consulente: aveva co-creato la serie insieme a Craig Mazin (già noto per Chernobyl) e firmato in prima persona alcune delle puntate più apprezzate della prima stagione. La sua sensibilità narrativa, in perfetta continuità con quella mostrata nei giochi di The Last of Us e The Last of Us Part II, aveva garantito una trasposizione fedele ma cinematograficamente raffinata, capace di parlare anche a chi non conosceva i videogiochi.

Creatore dell’omonimo videogioco lascia la serie, un’assenza pesante dietro le quinte di The Last of Us

La sua uscita, avvenuta in modo apparentemente consensuale e senza particolari problemi, apre tuttavia molte domande. La seconda stagione della serie è già in fase avanzata di produzione, e l’assenza di Druckmann potrebbe farsi sentire soprattutto sul piano creativo. I fan più attenti si chiedono se la direzione narrativa rimarrà coerente con l’arco emozionale dei personaggi o se, al contrario, assisteremo a deviazioni più marcate rispetto all’opera originale.

Va detto che Craig Mazin continuerà a guidare il progetto, e non mancano figure di talento tra gli autori della serie. Tuttavia, per molti, The Last of Us è profondamente legato alla visione di Druckmann, tanto da considerare la sua presenza quasi imprescindibile. Per ora non ci sono segnali che indichino un crollo della qualità, ma l’allontanamento di una figura così centrale non può passare inosservato. Staremo a vedere se l’eredità di Druckmann riuscirà a sopravvivere nel cuore narrativo della serie, oppure se la seconda stagione rappresenterà l’inizio di un qualcosa di diverso.

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