Cinema e dazi: il piano di Trump per riportare le produzioni in USA

Trump propone dazi del 100% sui film girati all'estero per proteggere Hollywood, già in crisi tra scioperi e problemi tecnologici.

Trump propone dazi del 100% sui film girati all'estero per proteggere Hollywood, già in crisi tra scioperi e problemi tecnologici.

Donald Trump ha trovato un nuovo nemico da combattere, e stavolta non si tratta né di big tech né di Joe Biden. No, stavolta nel mirino ci sono… i film girati fuori dagli Stati Uniti. Hai capito bene. In un post roboante su Truth Social, l’ex presidente ha annunciato che, se tornerà alla Casa Bianca, vorrà imporre dazi del 100% su tutte le pellicole realizzate all’estero. Il motivo? Secondo lui, Hollywood è “in agonia” perché troppe produzioni scelgono di girare in Canada, in Europa o in altri Paesi, lasciando gli studi americani a secco. E per non farci mancare nulla, ha definito questa tendenza una vera e propria minaccia alla sicurezza nazionale.

 

L’offensiva di Trump contro il cinema globale

Come da copione, il tono è quello che ormai conosciamo bene: tutto scritto in maiuscolo, con tanto di slogan in stile film action anni ’90: “VOGLIAMO FILM FATTI DI NUOVO IN AMERICA!”. A rincarare la dose ci ha pensato il segretario al Commercio, Howard Lutnick, che su X (ex Twitter) ha fatto sapere che “si stanno già muovendo”. Nessun dettaglio concreto per ora, ma il messaggio è chiaro: chi gira altrove, d’ora in poi, potrebbe pagare caro l’accesso al mercato USA.

Il tempismo non è casuale. L’industria cinematografica americana sta passando un momento delicato. Solo nei primi tre mesi del 2025, le produzioni girate a Los Angeles sono crollate del 22% rispetto all’anno scorso. E non per un solo motivo: ci sono stati gli scioperi degli attori e degli sceneggiatori, la crescente ansia per l’intelligenza artificiale, e persino gli incendi — oltre 500 set distrutti solo a gennaio in California.

Nel frattempo, il governatore californiano Gavin Newsom sta tentando di giocare un’altra carta: aumentare gli incentivi fiscali per le produzioni “in casa”, portando il Film & TV Tax Credit a 750 milioni di dollari all’anno. Una mossa per tenere le troupe sul territorio senza bisogno di minacce doganali.

Insomma, tra chi alza dazi e chi apre il portafoglio, il cinema americano è di nuovo al centro di una battaglia politica. E il gran finale? Beh, quello è ancora tutto da scrivere.

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