Meta, l’azienda madre di Facebook e Instagram, si trova al centro di un’importante intervento. Quest’ultimo riguarda la lotta contro la disinformazione. Negli Stati Uniti il tradizionale programma di fact-checking viene gradualmente sostituito dal sistema delle Community Notes. Il resto del mondo, almeno per il momento, invece, continuerà a fare affidamento sui fact-checker indipendenti. Tale doppio binario riflette non solo differenze normative, ma anche un cambio di paradigma nelle strategie di moderazione dei contenuti.
Cosa succede al fact-checking su Facebook?
Le Community Notes rappresentano un modello partecipativo. Quest’ultimo affida alla collettività la responsabilità di identificare e correggere le inesattezze nei post pubblicati sulla piattaforma. Chiunque, con un adeguato livello di credibilità all’interno del sistema, può contribuire ad aggiungere un contesto informativo ai contenuti ritenuti ambigui o fuorvianti. Tale approccio si distingue nettamente dal modello tradizionale, in cui media ed esperti selezionati detengono l’autorità di stabilire cosa sia vero e cosa no.
La possibilità di espandere il sistema delle Community Notes oltre i confini americani solleva interrogativi. In particolare, l’Europa, con normative come il Digital Services Act, richiede alle piattaforme digitali una maggiore trasparenza e misure efficaci. Ciò al fine di contrastare la diffusione di fake news. L’introduzione di un modello partecipativo su Facebook potrebbe non essere sufficiente a soddisfare le rigide normative europee. Quest’ultime privilegiano approcci più strutturati e verificabili.
Il successo delle Community Notes, quindi, dipenderà dalla loro capacità di mantenere un equilibrio tra due obiettivi spesso in conflitto. Bisogna tutelare la libertà di espressione e contrastare la disinformazione. La sfida per Meta è complessa. Solo il tempo potrà dire se l’azienda riuscirà a convincere governi e autorità regolatrici della validità di un modello che delega parte del controllo alla collettività. Inoltre, bisognerà comprendere se le piattaforme sono pronte ad affrontare i rischi legati alla polarizzazione e agli abusi che un sistema del genere potrebbe generare.