energia

Non è affatto un mistero che la Terra ha risorse scarse a disposizione. Le situazioni assai spiacevoli create dall’uomo, come conflitti, limitazioni e quant’altro, non hanno fatto altro che mettere sempre più in ginocchio la natura, generando un effetto domino che ricade a sua volta sulla mancanza di energia.

Sono state fatte diverse scoperte circa l’argomento che, mai come questo momento, potrebbero rivelarsi d’importanza massima. Una nuova fatta di recente da alcuni scienziati ha addirittura un sapore rivoluzionario, lasciando intendere che potrebbe realmente modificare la nostra concezione odierna di “energia”.

 

 

Energia illimitata: la scoperta lascia tutti col fiato sospeso

Sono ormai anni che al Lawrence Livermore National Laboratory in California si studia la possibilità di riuscire a produrre energia elettrica come accade nel Sole, ovverosia che con quella prodotta che supera nettamente quella utilizzata, rendendola quindi illimitata. Un esperimento fatto di recente, che è ancora in fase di analisi, potrebbe dimostrarsi più che possibile.

Il suddetto avrebbe dimostrato che è concreta la possibilità di produrre 2,5 megajoule di energia, ossia circa il 120% dei 2,1 megajoule di energia consumati. Se i valori dovessero trovare le conferme che servono, ci troveremmo davanti a una delle scoperte più importanti fatte nel campo dell’energia.

Anche sul piano economico questa potrebbe risultare un’incredibile scoperta per l’umanità. Difatti, il fenomeno fisico alla base di questa fonte energetica è la fusione nucleare, la cui applicazione è ancora lontana di alcuni anni ma che dimostra già oggi di poter essere una realtà solita in futuro.

Un punto di partenza eccezionale da cui partire che si attiva grazie a un combustibile grande come una pallina da tennis, capace di inviare energia a una casa per centinaia di anni con il vantaggio che non produce alcun tipo di scoria radioattiva e non emette neanche un milligrammo di monossido di carbonio.

 

 

Anche altrove si studia la fusione nucleare

“Il campo magnetico entra e si comporta come un isolante”, spiega John Moody, uno scienziato senior del National Ignition Facility (NIF). “C’è quello che noi chiamiamo “hotspot”. È a milioni di gradi e l’ambiente intorno è solo a temperatura ambiente. Tutto quel calore vuole fuoriuscire, perché tende a passare sempre dal caldo al freddo e il campo magnetico impedisce che ciò accada.”

“Quando mettiamo il campo magnetico su questo punto caldo, lo isoliamo, e il calore rimane lì. In questo modo siamo in grado di portare il punto caldo a una temperatura più alta”, ha spiegato. “Si ottengono più reazioni [di fusione] man mano che si sale di temperatura, e questo è il motivo per cui vediamo un miglioramento nella reattività”, ha concluso.

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