Apple ritiene che le applicazioni Web a cui si accede tramite browser siano paragonabili alle app nel suo App Store, fortemente criticato negli ultimi mesi. L’intento dell’azienda è difendersi dalle accuse di monopolio. Tuttavia, fino ad ora sono pochi – se non quasi del tutto assenti – i documenti a favore.

Apple non è riuscita a citare “un singolo sviluppatore” che abbia sostituito con successo un’app nativa con una scaricata tramite browser, né ha condotto nessuno studio a riguardo. La contraddizione in queste parole emerge anche analizzando un caso antitrust in Australia e nei recenti documenti presentati da Epic Games per accusare l’azienda. Apple e Google detengono rispettivamente il 40% e il 60% del mercato globale per quanto concerne i dispositivi mobile. Tuttavia, poiché le app iOS non funzionano su Android e viceversa, il governo australiano sta esaminando se esiste un’adeguata concorrenza.

Apple ha ribadito che: “I browser Web vengono utilizzati non solo come portale di distribuzione, ma anche come piattaforme stesse, ospitando applicazioni web (PWA) che eliminano la necessità di scaricare l’app di uno sviluppatore tramite l’App Store (o altri mezzi)”. Questa la replica dell’azienda contro le accuse. Una replica probabilmente un po’ debole, o per lo meno non sufficiente.

Apple Store ancora nell’occhio del mirino: azienda accusata di monopolio, nessun documento in sua difesa

“Le app Web stanno diventando sempre più popolari”, ha continuato Apple. “Amazon, ad esempio, ha appena lanciato il suo servizio di mobile gaming Luna come web app. Microsoft e Google stanno lanciando app su iOS. Telegram ha recentemente affermato che sta lavorando a un’app web per dispositivi iOS”. Tuttavia, come rivelato dai documenti del caso contro Epic Games, apparentemente Apple non ha effettuato studi o analisi che “esaminano le potenziali differenze di prestazioni tra web app e app native”.

Le Web app possono accedere solo a 50 MB di memoria e i browser hanno un accesso limitato alle API. Epic Games afferma che “la capacità di creare e distribuire direttamente queste app non porta gli sviluppatori a rinunciare alla distribuzione di app native tramite l’App Store”. Pavel Durov, il fondatore di Telegram, ha anche criticato Apple per la sua capacità di “limitare completamente le app utilizzate”, nonostante Apple abbia citato la piattaforma come un esempio a suo favore di competizione equa.

Anche Luna di Amazon e xCloud di Microsoft sono in contrasto con le normative dell’Apple Store. Queste regole non esistono su Android, dove produttori di smartphone come Samsung e Huawei gestiscono i propri app store senza alcun problema. In risposta, Apple ha sottolineato che Fortnite sarebbe stato disponibile in streaming su Nvidia GeForce Now, “fornendo a Epic un mezzo alternativo per raggiungere tutti i consumatori iOS”. In questo caso, il problema dei pagamenti in-app rimane una questione chiave tra Apple ed Epic Games.

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