Coloro che pensavano che esistessero solo veicoli alimentati a benzina o diesel e quelli mossi da un propulsore elettrico, sono in torto. Esiste infatti un’intera gamma di differenti opzioni: oltre alle auto ibride classiche infatti, abbiamo l’ibrida plug-in.

Ibrida plug in, ecco le differenze con una ibrida tradizionale

Una ibrida plug-in garantisce un’autonomia di circa 50 km, se utilizzata solo con il motore elettrico. Può quindi tranquillamente circolare in città e dintorni a emissioni zero, con alimentazione a benzina solo nei percorsi più lunghi. Grazie a tutto questo, si raggiungono consumi bassissimi, arrivando a percorrere 100 km con 2 litri. Una ibrida di questo tipo, ha inoltre il vantaggio di poter viaggiate in autostrada senza l’ansia per il rifornimento, visto che in caso di necessità è ovviamente possibile sfruttare il tradizionale motore e benzina.

La ibrida classica, invece, non va attaccata a una presa. La ricarica avviene quando il motore non è sotto sforzo, e anche quando si frena se la macchina è dotata della frenata rigenerativa, la quale genera corrente elettrica in fase di rallentamento. I due motori agiscono insieme quando è necessario, ad esempio per ottenere più spinta quando è necessario, come in un sorpasso. Nelle ripartenze ai semafori invece è sufficiente l’intervento del motore elettrico, che azzera così le emissioni.  C’è una cosa che accomuna, piacevolmente, le auto ibride e le ibride plug-in: con entrambe si risparmia anche sul bollo, perché non si paga in entrambi i casi per tre anni, e in Puglia persino cinque. Meglio scegliere le soluzioni elettriche, conviene.

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