rischio

La parola rischio indica la potenzialità che un’azione o un’attività scelta porti ad una perdita o ad un evento indesiderabile. Rischiare piace un po’ a tutti e diciamocela tutta, senza il rischio non ci sarebbe quel pizzico di brio nelle nostre vite che, altrimenti rischierebbero di essere terribilmente noiose. Ma vi siete mai chiesti cos’è che ci spinge ad amare così tanto il rischio?

A rispondere a questa curiosa domanda è uno studio pubblicato sulla rivista Movement Disorders da un team di ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’A.O.U di Careggi. Nello specifico gli scienziati italiani hanno identificato i meccanismi che portano ad amare il rischio. In particolare, questa sorprendente scoperta è stata eseguita su persone affette da una malattia neurodegenerativa molto diffusa: il morbo di Parkinson.

Nelle persone affette da tale disturbo neurologico i gangli della base non funzionano più correttamente e le conseguenze sono molto gravi. I principali disordini si registrano nei movimenti e, in particolare, nei processi decisionali. Ciò determina un disturbo del controllo degli impulsi che aumenta l’attrazione verso tutto ciò che rappresenta un rischio. Per la loro interessante ricerca gli scienziati italiani hanno registrato e confrontato l’attività di singoli neuroni nei gangli della base di pazienti con il Parkinson con o senza disordini del controllo degli impulsi. Le differenze che essi hanno notato, hanno permesso di creare un algoritmo per identificare i pazienti con disordini, basandosi solo sull’osservazione dei loro neuroni.

Si tratta di uno studio particolarmente interessante che rappresenta un passo avanti dalle notevoli implicazioni cliniche poiché consentirà di attuare una terapia estremamente personalizzata per ogni paziente affetto da morbo di Parkinson. Alla fine, possiamo dirlo con fermezza, non sempre il rischio ci conduce a risultati negativi.

FONTEMovement Disorders
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