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Coronavirus, alcune parole ne potrebbero favorire la diffusione

Il Coronavirus è entrato nelle nostre vite da circa un anno. Nel corso di questo periodo abbiamo imparato che il modo migliore per evitare l’ulteriore diffusione del contagio è il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine.

Si tratta di indicazioni molto importanti da seguire in quanto la diffusione del Covid-19 può avvenire tramite il droplet e di conseguenza l’aerosol. Si tratta delle goccioline microscopiche di saliva che le persone emettono quando si parla o si tossisce.

Queste goccioline rimangono in sospensione nell’aria e, nel caso in cui una persona sia infetta, possono contagiare amici e parenti vicini. Le probabilità di contagio aumentano soprattutto se ci si trova all’interno di luoghi chiusi, senza l’utilizzo delle mascherine e senza far cambiare spesso l’aria agli ambienti.

Usare certe parole nella comunicazione verbale può favorire i contagi da Coronavirus

In questi giorni arriva un ulteriore elemento associato al Coronavirus a cui bisogna prestare attenzione. Come si può leggere sulla rivista “Irish Journal of Medical Science

“, il modo di parlare di una persona potrebbe aumentare ulteriormente le possibilità di contagio. Infatti, l’utilizzo di lettere aspirate, consonanti dentali e labiali influisce sul droplet emesso dagli interlocutori.

Lo studio portato avanti dal team di ricerca evidenzia un maggiore incremento della possibilità di contagio quando si utilizza spesso la lettera “P”. Questa lettera fa emettere una maggiore quantità di droplet ad una distanza più ampia rispetto alle altre lettere. In questo modo aumenta la quantità di saliva nell’aria con particolari conseguenze nel caso in cui chi parla ha contratto il Coronavirus.

I ricercatori hanno analizzato varie parole in diverse lingue e dialetti arrivando a questa conclusione. Alla luce di queste nuove scoperte, il modo migliore per cercare di prevenire la diffusione del contagio resta sempre il distanziamento sociale abbinato all’uso delle mascherine.

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Pubblicato da
Alessio Amoruso