Il colosso cinese Huawei ha recentemente annunciato la nascita di un Cybersecurity e Transparency Center a Roma. Si tratta di un centro voluto dall’azienda cinese presente da venti anni in Italia.

Questo avrà lo scopo di consentire alle istituzioni, ai partner e ai vendor dell’azienda, di verificare la sicurezza dei prodotti e del software di Huawei, il maggior fornitore di tecnologie 5G al mondo.

 

Huawei ha presentato il suo centro di Cybersicurezza a Roma

on è il primo centro del genere, Huawei ne ha già creati cinque, l’ultimo a Bruxelles, e anche Kaspersky, azienda russa di antivirus, ha fatto lo stesso a Ginevra e Barcellona, proprio in risposta alle critiche di scarsa trasparenza mossegli all’epoca. Perciò questa scelta assume una particolare rilevanza in un momento in cui le critiche piovute sull’affidabilità della società cinese per i suoi stretti legami col governo di Pechino, hanno incrinato i rapporti tra i governi occidentali alleati degli Usa e il paese del Dragone, Italia compresa.

Il motivo è facile da capire: reti e apparati 5G saranno di assoluta rilevanza nell’immediato futuro per gestire le ondate successive di un’innovazione tecnologica da cui siamo sempre più dipendenti. Ecco le dichiarazioni di Luigi de Vecchis, presidente di Huawei Italia: “Sappiamo che il 5g è un sistema che rivoluzionerà la società. Non è il 5G il solo responsabile, perché il motore della trasformazione è il risultato matematico di altre tecnologie: Intelligenza Artificiale, Realtà virtuale, telepresenza, robotica, Industria 4.0 che usano la rete“.

Tutte tecnologie di cui va garantita la sicurezza. Proprio la settimana scorsa una ricerca di Accenture ha rivelato che le aziende che investono di più in innovazione stanno sottovalutando il livello di rischio che le tecnologie emergenti portano con sé. Solo il 55% dei Chief Security Officer intervistati ritiene utile adottare politiche di sicurezza per la protezione delle tecnologie di Artificial Intelligence e la percentuale scende al 36% degli intervistati per il 5G, al 32% per l’Extended Reality e al 29% per il Quantum Computing.

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