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Quello di Chernobyl è stato indubbiamente l’incidente nucleare più famoso della storia. Nelle prime ore del 26 aprile 1986, il reattore 4 della centrale di Chernobyl esplose sprigionando una quantità di radiazioni 400 volte superiori a quelle rilasciate della bomba atomica sganciata su Hiroshima. La quantità e la pericolosità delle radiazioni hanno portato gli esperti a dichiarare inagibile e invivibile la zona per qualunque tipo di essere umano per i prossimi 300 anni. Basta pensare, per capire l’entità di questo immane disastro, che nelle ore successive all’esplosione venne contaminata una zona pari a 155 mila kilometri quadrati, con conseguenze per l’intera Europa che ancora oggi sta scontando in termini di patologie. Un dato certo, per fare un esempio, è l’incremento anomalo di tumori della tiroide constatati a partire dagli anni seguenti al disastro.

 

Per smantellare la centrale bisogna capire le sue condizioni attuali

 

Per provare a mettere la parola fine all’ormai tristemente famosa centrale di Chernobyl, bisogna capire realmente in che condizioni è, se poi una parte dell’impianto ha subito un incidente l’operazione si complica, data la presenza tutt’ora attiva di materiale radioattivo. Per questo un gruppo di scienziati di Sheffield, in collaborazione con diversi scienziati Ucraini, ha deciso di provare a ricostruire quella che dovrebbe essere la situazione all’interno del reattore 4, quello che esplose il 26 aprile del 1986. Il gruppo di ricerca dovrà tenere conto di tutte le dinamiche avvenute nel momento dell’esplosione e considerarle per capire lo stato attuale. Con l’esplosione si raggiunsero temperature di circa 2000 gradi e tutto venne fuso, particelle radioattive mescolate al cemento della struttura. Inoltre il combustibile contenuto all’interno del reattore ha prodotto circa 30.000 tonnellate di particelle finissime denominate polvere radioattiva. Gli scienziati dovranno capire, usando materiali simili non radioattivi come il Cerio, come bonificare e demolire la struttura senza spargere ulteriore radioattività nel territorio circostante. L’impresa sarà ardua e il costo elevatissimo ma, con uno studio dettagliato, forse questa volta si eviteranno errori e fraintendimenti che gran parte d’Europa sta ancora pagando a caro prezzo.

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