Il 2018 è, sfortunatamente, l’anno in cui i produttori di smartphone, una volta permissivi nei confronti del modding, hanno deciso di osteggiare quest’ultimo. Non molto tempo fa Huawei si è mossa per impedire agli utenti di sbloccare il bootloader sui propri dispositivi.

Xiaomi, invece, non impedisce agli utenti di sbloccare il bootloader dei suoi smartphone, ma ha iniziato a imporre una deadline pari a un mese (o anche due) per poter compiere tale operazione usando il tool ufficiale Mi Unlock; tutt’altra storia rispetto a OnePlus, che consente di sbloccare i suoi smartphone utilizzando semplicemente i comandi fastboot.

 

Xiaomi rende lo sblocco del bootloader un’impresa titanica

La settimana scorsa abbiamo segnalato che gli utenti dovevano attendere fino a 2 mesi (1440 ore) per sbloccare il bootloader di diversi dispositivi, tra cui il Poco F1 – smartphone, tra l’altro, lanciato con l’obbiettivo di favorire il modding. Poco ha successivamente risposto alle richieste di XDA, ed ha abbassato il tempo di attesa a 3 giorni.

La società afferma che tale decisione si è resa necessaria, poichè alcuni rivenditori non autorizzati installano software malware o ROM non ufficiale sugli Xiaomi, vendendoli in altri mercati; ciò significa che la maggior parte degli utenti di dispositivi Xiaomi (ad eccezione di Poco F1 e i device Android One come Mi A1,  Mi A2 e Xiaomi Mi A2 Lite) dovrà attendere circa un mese prima di sbloccare il bootloader e installare, ad esempio, una ROM AOSP.

La posizione di Xiaomi in questa situazione è comprensibile, poichè stra cercando di proteggere i suoi utenti; purtroppo, al contempo, sta danneggiando quegli utenti che vedono nei dispositivi del brand una opportunità di testare ROM AOSP, dato il costo contenuto e l’immensa community nata nel corso di questi anni.

 

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