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Con l’avvento dei social network, il modo di fare politica è cambiato. Non in senso stretto, ma più il modo di approcciarsi agli elettori e come fare campagna elettorale. Quello successo alle elezioni presidenziali americane, unito allo scandalo Cambridge Analytica, ha preoccupato l’Unione Europea che sembrerebbe essere al lavoro per impedire questi avvenimenti.

Alle porte c’è il voto per elezioni per del Parlamento Europeo e quello che si vuole evitare è un uso improprio dei dati dati personali da parte della politica. Al lavoro sembrerebbe esserci un emendamento che andrebbe a punire le organizzazioni politiche che sfruttano la raccolta di dati personali in modo occulto. L’iniziale pena per una tale azione, al momento, ammonterebbe al 5% del budget annuale del partito politico; una multa non così salata di per sé, ma che andrebbe ad unirsi a quelle previste dalla violazioni del nuovo GDPR.

 

Unione Europea contro i politici disonesti

Questo emendamento è al momento in lavorazione ed è quindi ovvio che i dettagli saranno soggetti a modifica. Tra l’altro, qui arriva la parte complicata, per diventare valido, dovrà passare per una votazione dallo stesso Parlamento europeo e successivamente da tutti quelli degli altri paesi membri.

Detto questo, c’è una forte motivazioni nel voler far passare tutto questo. I social network hanno facilitato fin troppo un meccanismo presente da sempre. C’è troppa preoccupazioni su un’altra possibile intromissione della Russia e delle fazioni anti-Unione Europea. La speranza è che una multa particolarmente pesante disincentivi l’uso di dati raccolti in modo non verificabile o non verificato con lo scopo di indebolire il processo democratico.

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