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Non intendiamo certo scomodare gli amanti delle teorie del complotto, ma devi sapere che tutti siamo spiati su Android: ecco come lo smartphone raccoglie i dati, e le misure da adottare per tutelarsi. Ormai è cosa universalmente nota e risaputa che il sistema Android raccoglie, in maniera anche molto dettagliata, le nostre informazioni.

Di fatto utilizzando il sistema è come se di fatto accettassimo che i nostri dati vengano devoluti alle aziende per scopi pubblicitari. Di fatto, quindi, semplicemente scegliendo di utilizzare uno smartphone Android consentiamo a Google l’accesso ad alcune informazioni di carattere personale e privato.  Sembra infatti che Google riesca anche anche ad avere accesso alle nostre mail, allo scopo di inserirci nel target più specifico possibile. Ma quali sono esattamente i dati raccolti da Google. Per avere un’idea specifica è necessario leggere la normativa sulla privacy, nella quale si specifica nel dettaglio le informazioni personali a cui il sistema ha accesso. Google infatti ha l’accesso a:

  • Dati forniti dall’utente
  • Dati forniti dall’utilizzo dei servizi da parte dell’utente
    – Informazioni sui log
    – Informazioni sul dispositivo
    – Informazioni sulla posizione
    – Cookie
    – Conservazioni locali
    – Numeri di applicazione univoci

Per quanto riguarda i dati personali forniti direttamente dall’utente essi sono generalmente l’e-mail, il nome, il numero di carta di credito e il numero di telefono. Ma perché una persona dovrebbe fornire spontaneamente queste informazioni di carattere personale? Google, di fatto, per creare un account o per sfruttare alcune sue applicazioni richiede questi dati in maniera obbligatoria. Per quanto riguarda, invece, le informazioni fornite dall’utilizzo dei servizi in primo luogo Google può raccogliere dati sul tipo di dispositivo utilizzato e anche il numero di cellulare.

Inoltre Google raccoglie informazioni anche sui log dei server come ad esempio tutti i dettagli sulle telefonate che riceviamo o che effettuiamo, il numero di chi ci chiama, la durata delle telefonate. Allo stesso modo Google traccia la posizione e visiona tutte le ricerche che facciamo utilizzandolo come motore di ricerca. Sempre nella normativa sulla privacy l’azienda dichiara di raccogliere questi dati solo allo scopo di migliorare l’esperienza dell’utente, trovandosi in ogni momento in grado di fornire indicazioni sui servizi che potrebbero interessargli maggiormente, dopo averlo inserito in un target specifico.

Android spia tutti nostri movimenti

Un modo per capire all’interno di quale categoria siamo stati inseriti da Google, ad esempio, è quello di visitare la pagina delle Impostazioni Ads. In questo modo ci si potrà fare un’idea generica dei dati che ci sono stati sottratti. Tuttavia per avere un’idea precisa di quali sono le informazioni spiate su Android è possibile attuare un altro metodo. Basta semplicemente loggarsi col proprio account Gmail e controllare la Cronologia Account. A questo punto si viene rimandati a quattro macrosezioni specifiche, ognuna delle quali prevede il transito di una particolare tipologia di dati. In particolare sono visibili le ricerche su Youtube, i video visti o scaricati, le ricerche generiche fatte sul web e persino i luoghi in cui siamo stati e che abbiamo visitato.

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In pratica avendo con noi un dispositivo Android esso permette di tracciare, in qualsiasi momento, la mappa dei luoghi in cui siamo stati. La cosa che fa davvero riflettere, tuttavia, è che non si tratta semplicemente di una localizzazione generica di dove siamo stati, ma di una vera e propria serie di dati in grado di indicare nello specifico tutti i nostri spostamenti e, soprattutto, l’ora in cui essi sono avvenuti. Degli studi condotti da alcuni ricercatori americani hanno inoltre dimostrato come il nostro smartphone condivida informazioni sul luogo nel quale ci troviamo, in media per 385 volte al giorno, senza nessuna ragione plausibile.
Disattivare questa funzione di Android tuttavia è estremamente semplice: basta semplicemente revocare il permesso di localizzazione dati a Google Maps. Per far ciò l’utente deve accedere alla Pagina delle impostazioni e disattivarla: in questo modo è possibile sfruttare i servizi di geolocalizzazione, ma semplicemente Google non registra le posizioni. Ci sono anche altri modi per controllare i dati che Android raccoglie sul nostro conto. Ad esempio forse non sapere che il nostro smartphone salva in modo crittografato le credenziali attraverso le quali accediamo a Chrome, in questo modo esse sono disponibili su tutti i dispositivi mobili attraverso cui si utilizzano gli account.
Inoltre bisogna prestare particolare attenzione anche nel caso in cui abbiamo installato sul nostro smartphone WhatsApp, dal momento che pare che l’applicazione riesca ad usufruire dei dati in entrata e in uscita di quei contatti verso i quali e dai quali riceviamo telefonate. Infine è molto importante stare attenti ai dispositivi con i quali ci si connette al proprio account. Nella pagina delle attività è possibile visualizzate tutti i dispositivi da cui abbiamo effettuato l’accesso nell’ultimo mese.

Insomma se continuiamo a non badare alla nostra privacy e ad accettare limitazioni al riguardo, non possiamo poi lamentarci di essere costantemente spiati e osservati. Basterebbe semplicemente una maggiore informazione in merito a queste dinamiche, per far in modo che la gente si renda finalmente conto di come sacrifichino costantemente la loro vita privata sull’altare della tecnologia.

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