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Microsoft: con un pop-up incita gli utenti a usare Bing

Negli ultimi tempi, si è diffusa una certa agitazione nell’ecosistema digitale in merito alle tattiche di promozione di Microsoft. In particolare, si tratta della promozione di Bing con il supporto di GPT4. Tutto è partito, qualche tempo fa, con una schermata di blocco di Windows 11, con cui Microsoft avrebbe cercato di promuovere Copilot, un servizio di assistenza alla scrittura, ma dopo le reazioni negative degli utenti, l’azienda ha deciso di interrompere le notifiche.

Nonostante ciò, sembra che Microsoft non abbia abbandonato l’idea di promuovere i suoi servizi, infatti, recentemente, molti utenti di Chrome hanno segnalato di aver ricevuto notifiche pop-up che li invitavano ad impostare Bing come motore di ricerca predefinito. Se un utente accettava l’invito, le impostazioni di ricerca predefinite venivano modificate per collegarsi a Bing e, in aggiunta, veniva installata un’estensione di ricerca Bing su Chrome.

Nuovi pop-up da parte di Microsoft

Ciò che ha suscitato maggiori discussioni è stata la reazione dei browser e dei sistemi operativi a questo passaggio. Secondo quanto è emerso, Chrome, una volta modificato il motore di ricerca predefinito, avrebbe chiesto agli utenti in questione se desideravano tornare indietro

alla configurazione precedente. Nel frattempo, Microsoft avrebbe, invece, mostrato un avviso esplicito, invitando gli utenti a non modificare nuovamente le impostazioni. L’avviso affermava chiaramente che cambiare nuovamente il motore di ricerca avrebbe comportato la disabilitazione di Microsoft Bing Search per Chrome, impedendo agli utenti di accedere alle funzionalità avanzate di Bing AI con GPT-4 e DALL-E 3.

Questa serie di eventi ha portato a una discussione più ampia sulla promozione dei servizi digitali e sulla libertà degli utenti di scegliere i propri strumenti preferiti. Microsoft, interrogata in merito da fonti giornalistiche, ha cercato di mitigare le preoccupazioni sostenendo che si trattava solo di una notifica temporanea e che gli utenti avevano la possibilità di rifiutarla. Nonostante ciò, molti si sono chiesti se questa forma di promozione invadente fosse veramente in linea con i principi della libertà digitale e della concorrenza leale.

La recente serie di eventi solleva nuove domande su come le grandi aziende tecnologiche debbano bilanciare la promozione dei propri prodotti con il rispetto della libertà degli utenti e la sana concorrenza nel mercato digitale.

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Pubblicato da
Margareth Galletta