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Vodafone e Nokia insieme per una nuova era del 5G

La nostra vita è immersa nella connessione. La quotidianità ruota intorno alla rete e sappiamo tutti che una buona connessione può fare la differenza. Ecco perché le nuove innovazioni a riguardo sono sempre accolte con estremo entusiasmo. Le ultime novità arrivano in ambito di 5G con l’introduzione in Italia di Open RAN, con il supporto di Vodafone e Nokia. Vediamo insieme i dettagli di questa novità tanto attesa

Vodafone e Nokia verso Open RAN

Le due aziende hanno annunciato un progetto molto interessante che verrà realizzato in Italia per la prima volta. Vodafone e Nokia hanno deciso di rafforzare la loro partnership per introdurre l’Open RAN nel mercato italiano. Nokia è uno dei maggiori provider di RAN in tutto il mondo e con la rete Vodafone si propone di fornire una piattaforma utile per molti fornitori di software, start-up e molte aziende locali. L’intero progetto è ideato al fine di entrare nel mercato attraverso l’uso di API aperte.

Questo nuovo progetto incoraggerà l’innovazione e fornirà agli utenti una maggiore autonomia digitale

supportata da una catena di approvvigionamento più resiliente. Inizialmente il progetto coprirà un cluster di siti nel nord Italia, per poi espandersi in tutta la penisola.

La distribuzione della nuova tecnologia includerà la convalida delle interfacce Open Fronthaul conformi a Open RAN, e saranno comprese di antenne e unità baseband.

Questa è un’altra importante tappa per la strategia delle due aziende, il cui scopo è quello di distribuire ampiamente l’Open RAN in tutta Europa. Vodafone ha inoltre dichiarato di voler distribuire all’incirca 2500 siti Open RAN nel Regno Unito, che diventerebbe in questo modo il primo grande dispiegamento in Europa. Queste soluzioni, con il tempo, condurranno ad una sempre più ampia adozione del servizio portando a sviluppi rapidi ed innovativi, sempre con l’Open RAN come tecnologia di riferimento.

Nelle ultime dichiarazioni entrambe le aziende hanno dichiarato che quelli attuali sono solo i primi passi e che il progetto prevede di avere il 30% dei loro tralicci basati su questa tecnologia entro il 2030.

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Pubblicato da
Margareth Galletta