Truffa dei Bitcoin, entra nel vortice anche una consulente finanziaria

Gli investitori truffati dalla New Financial Technology stanno aprendo un nuovo fronte legale, chiedendo risarcimenti non solo alla società di Silea, ma anche alle banche che hanno perfezionato gli investimenti in criptovalute promossi da loro. Sembra che la prima azione legale che si è svolta a Milano sia contro un noto istituto di credito italiano e una consulente finanziaria.

Truffa dei Bitcoin: in cosa consiste?

La consulente, una 55enne residente a Pontedera (Pisa), avrebbe sfruttato la sua posizione lavorativa per piazzare prodotti NFT ai clienti, operando anche come agente della società di Silea. L’Associazione vittime di truffe finanziarie (Afue), presieduta da Daniele Pistolesi e coadiuvata dagli avvocati Enrico Conti e Michele Peretto, ha promosso questa battaglia legale per l’ipotesi di reato di raccolta abusiva di denaro.

La querela depositata alla Procura di Milano afferma che la consulente finanziaria avrebbe collocato il prodotto finanziario NFT a centinaia di investitori, pur consapevole che si trattasse di una società abusiva e non autorizzata alla raccolta di denaro, una situazione di cui la 55enne era presumibilmente a conoscenza.

Tuttavia, la questione non si ferma qui: dal 2020, la consulente operava per conto dell’istituto di credito di cui è dipendente, collocando NFT come prodotto finanziario della banca e presentando l’investimento come sicuro e regolamentato. Di conseguenza, viene contestata anche la responsabilità diretta dell’istituto di credito. A partire dal 1° dicembre 2018, l’Ocf è legalmente responsabile del controllo dei requisiti dei consulenti finanziari.

Secondo l’Afue, nonostante diversi controlli effettuati tra il 2020 e il 2022, non è mai stato scoperto che la consulente collocasse il prodotto NFT. L’associazione sostiene che ciò risulta inverosimile, dato che i versamenti dei clienti della banca ai conti correnti legati a NFT erano numerosi e facilmente rilevabili da un’analisi superficiale delle movimentazioni. Pertanto, l’istituto di credito sarebbe responsabile in solido con l’operato della promotrice finanziaria.

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