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La truffa alla nigeriana colpisce ancora: donna truffata per 16.000 euro

I carabinieri sono riusciti a bloccare una truffa ai danni di una signora di 60 anni della Val d’Alpone. Nel luglio 2022, la donna è stata contattata su Facebook Messenger da un uomo che sosteneva falsamente di essere un famoso cantante italiano e che le chiedeva di anticipare una piccola somma di denaro che le avrebbe poi restituito con la promessa che i due si sarebbero presto incontrati di persona; a questa richiesta ne sono seguite altre, per un totale di oltre 16.000 euro. 

La donna si è resa conto di essere stata truffata alla fine di agosto e ha sporto denuncia presso la Stazione dei Carabinieri di San Giovanni Ilarione. A seguito delle indagini, le forze dell’ordine sono riuscite a identificare i tre autori della truffa come tre nigeriani residenti in Italia e hanno chiesto al Governo italiano di avviare un sequestro preventivo dei conti correnti a loro intestati.

Indagini dei Carabinieri portano all’identificazione dei truffatori nigeriani

La “truffa alla nigeriana” (nota anche come “truffa nigeriam”) è una truffa comune. La strategia di base consiste nell’ingannare la vittima per indurla a inviare denaro fingendo di essere una persona ricca che ha un’enorme quantità di denaro da pagare ma che è stata momentaneamente fermata in banca.

Esistono molte variazioni su questo tema, tra cui la “truffa delle storie d’amore” o “truffa delle storie d’amore su Internet”, che si rivolge a donne sole ed emotivamente vulnerabili facendo sì che i truffatori, fingendosi professionisti di successo (medici, imprenditori, medici nei teatri di guerra, cantanti famosi, ecc.), stringano relazioni online con le vittime attraverso vari social network per guadagnarsi la loro fiducia e infine ingannarle. 

Il truffatore chiederà un pagamento anticipato alla vittima per aiutarla nel processo di trasferimento e poi prometterà di ripagarla. Il fatto che non si riceva nulla in cambio e che si tratti di una vera e propria frode è, purtroppo, altrettanto evidente.

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Pubblicato da
Michele Ragone