Cambiamento climatico, il nuovo progetto potrebbe ancora salvare il Pianeta

Siamo di fronte ad una natura stremata dalla grave siccità e dalle violente piogge. Per non parlare poi delle azioni menefreghiste dell’uomo nei suoi confronti, le quali hanno contribuito a lungo andare al cambiamento climatico. Oggi ci domandiamo: siamo ancora in tempo per salvare il Pianeta?

Cambiamento Climatico: i benefici degli alberi sull’ambiente

Da sempre si crede che piantare alberi possa bastare a risolvere tutti i problemi del mondo. La verità però è ben diversa, o meglio, è giusto dar vita a nuovi arbusti ma lo si deve fare in virtù dei loro bisogni. Prima di far generare un nuovo essere vivente è necessario tenere conto dell’adattamento della pianta, di conseguenza del terreno e di molti altri fattori.

Lo scorso 21 settembre, in occasione della Giornata nazionale degli alberi, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato che gli alberi hanno un grande e positivo impatto sull’ambiente. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede che nei prossimi tre anni siano distribuite 6,6 milioni di piante nelle 14 città metropolitane (ndr Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina, Cagliari).

Il progetto permetterà agli alberi di convertire CO2 in ossigeno, proteggere il terreno durante le piogge, offrire riparo ad altri esseri viventi aumentando la biodiversità, ma anche di produrre legname come risorsa rinnovabile e garantire un confort termico proveniente dal diretto ombreggiamento delle superfici artificiali e dal processo di traspirazione. Inoltre, tramite l’evaporazione idrica dalle chiome scende la temperatura dell’aria permettendoci di dire addio ai condizionatori.

Basti pensare alla Great Green Wall o anche Grande Barriera Verde africana, iniziata nel 2007 e pensata come un confine naturale lungo 8000 km che blocchi l’avanzare del deserto del Sahara in modo da proteggere la parte più verde e fertile dell’Africa. Tale progetto parte dal Senegal e arriva nel Gibuti.

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