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I vaccini sono l’arma migliore contro il coronavirus, ma di fatto non sono quelli che garantiscono la migliore protezione contro il Covid-19. Ulteriori studi hanno dimostrato che dopo l’infezione l’organismo produce più anticorpi che dopo aver ricevuto almeno una dose di uno dei trattamenti. Anche dopo un anno dalla malattia, la difesa fornita rimane alta.

 

Covid-19: malattia contro vaccini

Lo studio è di fatto semplice. L’anno scorso, durante la prima ondata, sono stati raccolti campioni di sangue di persone che avevano sviluppato il Covid-19, una versione poco grave. Sono stati contati il numero di anticorpi presenti al momento e poi sono stati raccolti altri campioni dopo un anno. Nell’80% dei casi il numero rimane così elevato da poter essere contato quindi garantendo una protezione efficace contro la malattia.

Un altro aspetto importante scoperto durante l’analisi dei campioni è il fatto che gli anticorpi presenti sono anche in grado di legarsi al coronavirus delle varianti Alpha e Delta. Questo presuppone la possibilità di essere protetti anche dalla comparsa di futuri ceppi. Il risultato è praticamente il contrario di quello che avviene con i vaccini Covid-19 e la protezione che offrono.

Come si è scoperto di recente grazie a uno studio a Israele è il fatto che il vaccino di Pfizer ha perso molta efficacia contro il Covid-19, una differenza notevole rispetto agli anticorpi formati naturalmente dalla malattia. Al tempo stesso gli anticorpi forniti dal trattamento in questione tendono a scomparire più in fretta nel tempo. Detto questo, i vaccini sono indubbiamente più sicuri che rischiare la malattia per una protezione maggiore successiva.

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