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Carta d’identità elettronica: la sicurezza non segue la digitalizzazione

Il digitale sta prendendo sempre più piede. Tante cose che prima si facevano con carta e penna o tramite foglio stampato ora vengono processate in modo completamente informatico. Un esempio? La nuova Carta d’identità elettronica che dà accesso a numerosi servizi online della Pubblica Amministrazione. Purtroppo però sembra che la sicurezza informatica non stia seguendo il passo celere della digitalizzazione. Sempre in ritardo, questo è molto pericoloso.

 

Ve benissimo la Carta d’identità elettronica, ma la sicurezza ce l’abbiamo?

Sono sempre di più gli utenti che, prima di procedere a farsi emettere la nuova Carta d’identità elettronica, sono preoccupati per la loro privacy. Sono infatti molti i dati sensibili contenuti in essa e trovarsi in mezzo ad un cybercrimine non è cosa piacevole. Il timore è lecito, anche perché la sensazione è quella che tecnologia e sicurezza siano sempre un po’ distanti a danno della prima.

Interessante è un dato registrato dalla Polizia Postale. Con la pandemia, se si sono ridotti i furti e delitti fisici, sono aumentati i crimini informatici

. In pratica rispetto al 2019 c’è stato un incremento del cybercrimine pari al 23,3%. Un dato che potrebbe allarmare tutti coloro che sono già in possesso di una Carta d’identità elettronica.

Nessun allarmismo, sarebbe insensato in questo momento. Anche perché l’obbiettivo maggiore dei cybercriminali sono i servizi finanziari. Questo è ciò che interessa primariamente il settore degli hacker. Tuttavia non bisogna trascurare quello dei dati personali. Una Carta d’identità elettronica ne contiene parecchi e molto sensibili.

Tinexta Group lo sa bene. Ecco perché, in un articolo de Il Sole 24 Ore, il presidente di questa azienda così si è espresso:

La difesa delle informazioni, e insieme una grande attenzione alla sovranità digitale valorizzando il patrimonio su cui basa la transizione digitale sono, a mio modo di vedere, le chiavi della ripresa economica e dello sviluppo sociale del Paese“.

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Pubblicato da
Osvaldo Lasperini