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Covid, si studia il vaccino in pillola: potremmo riceverlo anche noi?

Una minuscola pillola potrebbe racchiudere in sé il vaccino anti-Covid. E’ la tecnologia che stanno attualmente sviluppando due diverse aziende, e che potrebbe arrivare ai test clinici entro l’anno.

Più maneggevole, facilmente distribuibile e somministrabile: tutte caratteristiche essenziali per assicurare una copertura vaccinale ampia non solo alla popolazione di un singolo territorio, ma anche a quella afferente a Paesi del mondo (e non sono pochi) dove ancora non è stata inoculata neppure una dose di vaccino.

Vaccino in pillola, la nuova tecnologia darà un impulso enorme all’immunità globale

Ad occuparsi della sperimentazione del nuovo farmaco sono Oramed e Premas Biotech, due aziende farmaceutiche rispettivamente israelo-americana e indiana. Questa soluzione rientrerebbe nell’ambito dei vaccini di seconda generazione: più semplici da somministrare, con una singola dose per via orale, nonché da trasportare, con la possibilità di spedirlo in un comune frigorifero e conservarlo a temperatura ambiente.

Il vaccino arriverebbe così direttamente nelle case dei cittadini, senza attese, prenotazioni, siringhe, iniezioni. Secondo il Ceo di Oramed, Nadav Kidron, il vaccino in fase di sperimentazione sarebbe anche più efficace di quelli in commercio contro le temute varianti del virus perché andrebbe a colpire ben 3 diverse proteine strutturali del Sars-CoV-2, e non solo la proteina spike.

Inoltre, potrebbe rappresentare la soluzione al problema delle somministrazioni multiple. Laddove il Covid assumesse l’andamento di un’influenza stagionale, come prevedono gli esperti, si potrebbe dover effettuare la vaccinazione annualmente, andando a modificare il preparato in base alle varianti in circolazione e offrendo una rinnovata immunità al virus. Con un vaccino in pillola, questo processo diverrebbe molto più semplice.

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Pubblicato da
Monica Palmisano