Patrimoniale: arriva dall'America la decisione rivoluzionaria sui conti grossi

L’arrivo di Mario Draghi al governo, ex presidente della Banca centrale europea, ha scatenato moltissime polemiche. Da quel momento è iniziata a circolare l’idea di un ritorno inaspettato: una misura come la tassa patrimoniale per affrontare l’emergenza economica.

Mentre in Italia si è ancora indecisi sul da farsi, al di là dell’oceano Atlantico, l’America ha già trovato un compromesso che metta d’accordo Governo e cittadini. Il merito è di un gruppo di senatori e deputati democratici (fra i quali Bernie Sanders), che ha chiesto all’amministrazione di introdurre una patrimoniale mirata. Questa, come dice il nome (Ultra-Millionaire Tax Act) mirerà ai conti grossi.

Patrimoniale: a cosa porterà la nuova tassazione americana?

Qualora questa venisse accettata, dovrebbero supportare la tassa solo i patrimoni netti da oltre 50 milioni di dollari, con aliquota del 2% e possibilità di una sovrattassa dell’1%. Questa scatterebbe nel caso in cui i beni del destinatario (sia mobili che immobili) andassero nel totale a superare il miliardo di dollari.

Ciò che consola è che i più ricchi del Paese (Bill Gates in testa) siano persino favorevoli a cedere delle cifre in aiuto del Paese e così “medicare” gli sbalzi sociali.

L’esame del Congresso servirà più che altro a capire se vi siano i presupposti costituzionali per un progetto di tale portata. Nel caso in cui dovesse essere accettato, potrebbe permettere di ridonare al Paese circa 3 mila miliardi di dollari in dieci anni, frutto di tassazioni monstre sul patrimonio dei paperoni del Paese. Basti pensare che uno come Jeff Bezos cederebbe 5,7 miliardi. Elon Musk invece 4,6, e Mark Zuckerberg una tassa di ben 3 miliardi.

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