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Di recente, pare sia stata pubblicata un’indagine trimestrale della Bce e quella mensile dell’Abi sul credito a livello europeo e italiano, dove si legge che le banche prevedono di chiudere ancora di più l’accesso ai finanziamenti nel primo trimestre del 2021, con molte aziende che hanno bisogno di liquidità in questi tempi di restrizioni da Covid-19.

Durante il 2020, con il lockdown, le banche sono state un piccolo e inadeguato salvagente per non far andare le aziende sul lastrico. Tuttavia, gli istituti di credito, hanno reso sempre più difficile l’accesso alle famiglie e alle imprese a finanziamenti anche nel trimestre dell’anno scorso, e hanno intenzione di continuare.

Dalla loro parte, le banche sostengono che hanno risentito di un impatto restrittivo sugli standard di credito in tutti i tipi di prestiti.

 

 

Banche: i finanziamenti diventano difficili in questo periodo

Giuseppe Tosoni, presidente dell’Associazione Tutela Impresa, ha spiegato: “La verità è che le banche non si fidano dell’attuale situazione delle aziende e cominciano ad aver paura di cosa potrebbe accadere se al termine della moratoria dei mutui, concessa fino al 30/06/2021, ci fossero insolvenze a catena e per questo non fanno molto affidamento sulla garanzia statale”.

“Gran parte delle nuove garanzie ad oggi stanziate dal governo Conte sono state utilizzate dalla banche per estinguere i prestiti già erogati e quindi garantire al 100% delle esposizioni correnti”. In questo modo gli istituti di credito “hanno azzerato i rischi di incorrere in crediti deteriorati.

Il Governo ha messo delle cifre sul piatto per consentire alle aziende di accedere al credito sono comunque importanti: 94,7 miliardi di euro sono garantiti dall’agenzia per il credito (Sace) controllata al cento per cento da Cassa depositi e prestiti e dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Ora, però, utilizzando queste garanzie, le banche hanno erogato solamente 32,5 miliardi di prestiti, e gran parte del denaro è andato a finire alle aziende sicure meno colpite dalla pandemia.

“Pertanto la verità è che il decreto liquidità è stato fatto per le banche, che hanno sistemato i loro bilanci e hanno le casse piene perchè nessuno spende e i ricchi guadagnano ancora di più nonostante la recessione”, continua ad affermare ancora Tosoni. “La legge approvata consente agli istituti bancari di non imputare i crediti sospesi come deteriorati e dunque come sofferenza , però prima o poi questa bolla creditizia rischia di esplodere .

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