Spotify ha brevettato un metodo che utilizza l’Intelligenza Artificiale per rilevare la musica plagiata. Il nuovo algoritmo è in grado di rilevare anche minime somiglianze tra le canzoni.

La tecnologia “Plagiarism Risk Detector And Interface” sarà “addestrata su una pluralità di lead sheet codificati preesistenti” (che specifica la melodia, i testi e l’armonia) per confrontare le nuove tracce con quelle nel database di Spotify. L’IA calcola quindi quanto sia simile la canzone e definisce quale parte della canzone potrebbe violare il copyright di un altro artista. Spotify precisa anche che questo strumento potrebbe rafforzare l’originalità di una canzone, se l’algoritmo facesse affermazioni come “la [di una canzone] sembra essere completamente nuova”.

Spotify ritiene che il rilevatore possa analizzare le canzoni “in tempo reale”, annotando il lead sheet “sotto forma di plug-in” nel software esistente. Attualmente, come osserva la società stessa, “se eseguito manualmente, il rilevamento del plagio viene solitamente eseguito da esperti e avvocati“. Spotify sostiene che la tecnica tradizionale sia “poco pratica” e “richiede una notevole esperienza. Non è adatta per il funzionamento da parte di artisti e compositori tipici, in particolare artisti e compositori interessati a rilevare plagi durante il processo di composizione”.

Spotify pronta al lancio del nuovo algoritmo che intercetta canzoni plagiate, ma insorgono le prime critiche

“Il rilevamento assistito da software per il plagio di testo, d’altro canto, consente di confrontare tra loro vaste raccolte di documenti, rendendo molto più probabile il rilevamento di un plagio“, continua il brevetto. Se Spotify dovesse continuare a sviluppare questa tecnologia, non è chiaro come tratterebbe le tracce audio copiate ampiamente in canzoni molto conosciute.

Alcuni criticano il brevetto di Spotify come un potenziale strumento per proteggere se stessa più degli artisti. La società potrebbe utilizzare lo strumento come misura proattiva per fermare il plagio in caso di causa legale. “Non credo che nessuno possa dire che l’obiettivo di Spotify è aiutare gli artisti”, ha detto a OneZero George Howard, professore al Berklee College e co-fondatore di Music Audience Exchange e Tunecore. Si teme che l’Intelligenza Artificiale possa ridurre l’individualità della musica, talvolta garantita anche da uno stesso suono ma utilizzato diversamente.

Articolo precedenteAmazon: offerte pazze quasi gratis nel nuovo elenco segreto shock
Articolo successivoNetflix racconta il 2020 con Death to 2020, ecco i dettagli