Google: introdotto metodo utile per la privacy senza rinunciare agli spot

Google nel 2019 lanciò una iniziativa che prese il nome di Privacy Sandbox. Questa aveva lo scopo di proteggere la privacy di coloro che navigano in internet, ma allo stesso tempo di permettere a chi gestisce i siti web di ospitare le inserzioni pubblicitarie. Ad oggi questa è ancora in fase di sviluppo ma in futuro sarà motivo di cambiamento del browser Chrome.

 

Google: le parole di Roviaro in merito

A spiegare l’iniziativa per filo e per segno durante un incontro con la stampa vi è Nicola Roviaro, Head of Emea Data Privacy Specialists. Solitamente gli annunci pubblicitari fungono da sostegno economico per i siti web pagando per i contenuti e i servizi che offrono, ma “questa dinamica rischia di compromettersi se le pratiche pubblicitarie non soddisfano le aspettative degli utenti sul modo in cui i dati vengono raccolti e utilizzati”, ha spiegato Roviaro.

E ha proseguito: “Attraverso Privacy Sandbox vogliamo capire per esempio come usare meglio i dati legati alla navigazione su internet in un’ottica stringente di privacy per gli utenti, in aree come la selezione di un pubblico, la misurazione dei clic e la protezione dalle frodi. L’obiettivo è superare la dinamica dei dati personali, continuando a offrire pubblicità rilevanti”.

Tra le proposte, ha aggiunto, c’è il Federated Learning of Cohorts. Esso utilizza algoritmi di machine learning eseguiti a livello del singolo dispositivo – dunque senza la condivisione di dati personali – per modellare raggruppamenti basati sugli interessi delle persone in modo anonimo e facendo a meno di profili individuali.

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