agenzia delle entrate prelievi forzati dai conti correnti

Questo strumento venne introdotto nel 2012 durante il governo Monti, il suo scopo era quello di scovare gli evasori fiscali attraverso un procedimento di analisi fiscale basata su un confronto tra reddito induttivo e reddito dichiarato.

In particolare a seguito della dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate provvedeva attraverso delle analisi a capire il reddito induttivo, il quale se discostante di almeno il 20% da quello dichiarato, portava l’ente governativo a procedere con controlli fiscali più fini e profondi chiamando a giudizio il contribuente.

Ovviamente in caso di apertura di una pratica il contribuente non diventava in automatico un evasore, ma era comunque obbligato a presentarsi in sede con tutti i documenti per attestare la propria innocenza e dimostrare che tale scostamento non fosse frutto di un artificio fraudolento.

Lo strumento va in pensione

Il tanto odiato redditometro andrà in pensione, a sancirlo ci pensa la Corte dei Conti, la quale analizzando determinati dati, ad esempio quelli legati al 2019, ha riscontrato come tutti i propositi su cui si basava tale strumento, non sono stati mantenuti, infatti quell’anno sono stati emessi soltanto 1.850 accertamenti, i quali hanno anche creato un buco nel gettito fiscale previsto dall’uso di tale strumento, causato anche dalla scarsa valorizzazione dello stesso nella strategia dei controlli fiscali.

Si tratta di un cambiamento abbastanza epocale nella storia fiscale del paese, dal momento che ora dichiarare un reddito da fame e possedere allo stesso tempo auto sportive non sarà un problema, dal momento che lo strumento forse più odiato dagli italiano ha ufficialmente appeso le cartelle al chiodo.

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