Pensavate che, ad esser soli al bancomat, foste tranquilli sulla sicurezza dei vostri dati e che nessuno potesse riuscire ad estrapolare il PIN della vostra carta?

Potreste sbagliarvi, almeno stando a quanto avvenuto proprio in questi giorni ad Aosta, dove tre correntisti sono stati derubati con metodi piuttosto “non convenzionali”.

Le modalità con cui si espleta questo genere di truffe sono molto dirette, dal momento che – anziché sperare che l’utente abbocchi ad una mail truffaldina o ad un SMS sospetto – si va ad agire direttamente sullo strumento più utilizzato per prelevare denaro: lo sportello del bancomat.

Talvolta si potrebbe diventare sospettosi qualora qualcuno dei clienti in coda anch’essi per prelevare sembri prestare particolare attenzione alle manovre effettuate sulla pulsantiera, in particolare al momento della digitazione del PIN. Il metodo appena descritto è definito Shoulder surfing, e per questo motivo molte banche hanno ormai aggiunto una barriera di plastica che copra il tastierino numerico su cui si va a digitare il codice. Ma queste accortezze potrebbero non essere sufficienti, perché alcuni metodi di furto di denaro sono talmente ingegnosi da far pensare ad un malfunzionamento dello sportello, piuttosto che ad una truffa.

Furti allo sportello bancomat, attenzione ai presunti malfunzionamenti

Uno dei metodi più utilizzati si chiama Cash trapping, e consiste nell’inserire una forcella all’interno della bocchetta da cui fuoriesce il contante al momento del prelievo. La forcella riesce così a intrappolare il denaro prima che esca, e l’ignaro cliente si ritrova a non ricevere quanto richiesto pur comparendo la dicitura che indica il corretto completamento dell’operazione. Nel frattempo che il malcapitato entra in banca a segnalare il malfunzionamento, il truffatore riesce ad estrarre la forcella con il denaro ivi incastrato.

Una seconda modalità potrebbe consistere nello Skimmer, un apparecchio elettronico che si inserisce nella fessura dove viene messa la carta, con lo scopo di clonarla. Il PIN viene captato da una videocamera posta precedentemente in posizione strategica, oppure con il precedente Shoulder surfing. E’ possibile che i malviventi si servano di una sottile tastiera da apporre sopra l’originale, in modo tale da dedurre il PIN sulla base delle impronte digitali lasciate sui tasti.

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