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Huawei: ex dipendente incarcerato per sospetta estorsione

Una cosa è certa. Se gli Stati Uniti sembrano provare un odiare radicato nei confronti di Huawei, non per la compagnia in sé ma per il possibile legale con il governo cinese, in Cina la storia è tutt’altra. Il pubblico ama il proprio colosso e la dimostrazione sta nelle vendite; ogni trimestre, la società è prima per vendite di smartphone. Qualcosa però è cambiato di recente tanto da sollevare un dissenso diffuso.

La storia è legata all’incarcerazione di un ex dipendente il quale sembrerebbe essere stato detenuto per ben 8 mesi. Come mai? È stato arrestato per tentata estorsione dopo che aveva l’uomo, dipendente dal 2005, aveva chiesto un chiarimento sul trattamento di fine rapporto della società, sui soldi che gli erano stati versati dopo la mancata firma di rinnovo. La risposta è stata farlo finire in carcere.

 

Huawei: cosa è successo veramente?

All’uomo non è stato rinnovato il contratto nel 2015, ma gli è stato offerto un risarcimento che consisteva nel doppio del suo stipendio mensile moltiplicato per gli anni

in cui aveva lavorato per Huawei. Tale somma è stato poi erogata nel marzo del 2018 tramite un conto corrente privato dal dipartimento dove l’uomo lavorava.

Questa procedura l’ha insospettito. Ha cercato qualche chiedendo direttamente alla compagnia, portandola anche in alcuni tribunali e chiedendo l’aiuto dei media. Il risultato? Il 22 gennaio 2019 è stato arresto per sospetta estorsione. È stato scarcerato il 23 agosto passato a causa di fatti poco chiari e prove insufficienti.

La parte di Huawei in quest’ultima parte riguarda il fatto di aver il diritto e l’obbligo di denunciare alle autorità giudiziarie attività sospette illegali. Alla fine l’uomo, oltre ad essere stato liberato, ha ricevuto un risarcimento per i giorni passati in detenzione. Il colosso cinese invece, viene accusato da parte del pubblico di poca maturità nella gestione di queste faccende. Ha oltre 100.000 dipendenti, dovrebbe essere in grado di gestire situazioni simili.

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Pubblicato da
Giacomo Ampollini