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Auto: dall’elettrico al nucleare, ecco quali sono i progetti

In un futuro in cui le auto elettrice sembrano essere la scelta più opportuna per salvaguardare l’ambiente, nuovi progetti alternativi vengono a galla portando con sé dell’innovazione. Pensare ad un mondo senza mezzi di trasporto rappresenta, senza ombra di dubbio, un mondo migliore ma anche surreale visto l’importanza che questi ultimi ricoprono nella vita di tutti i giorni. Proprio per questo motivo è ormai indispensabile che la ricerca progredisca al fine di trovare soluzioni meno invasive ed inquinanti delle attuali. La necessità di continuare su questa strada, inoltre, si ricollega anche all’esaurimento di risorse prime sul Pianeta Terra: una minaccia sempre più vicina a tutti noi.

A tal fine, quindi, appare logico che la via da intraprendere sia quella di trovare un qualcosa in grado di unire l’innovazione ad una spesa minima, così da portare a casa i caratteri dell’efficienza ed efficacia.

Dall’elettrico al nucleare: ecco il futuro delle auto direttamente dal 1958

Pensare che l’elettrico fosse la soluzione più idonea ai problemi degli automobilisti ha rappresentato sia un passo in avanti che un passo indietro. Considerando il livello di emissioni generate da questo genere di auto, il discorso prende una nota negativa

visto che all’interno di queste vanno considerate anche quelle per la produzione delle batterie e dell’energia in sé e per sé. Ciononostante, con il passare degli anni, nessuno mette in dubbio che questo genere di tecnologia possa affinarsi e portare a casa i risultati prefissati già da ora.

In ogni caso delle soluzioni a questo problema sono già state fornite e ben prima di quanto ci si possa immaginare: negli anni 50 da Ford.
Henry Ford, nel 1958, progettò la prima auto basata sull’energia nucleare ponendo al posto del motore un piccolo reattore nucleare. Sebbene questa idea venne abbandonata ben presto, all’epoca, per mancanza di soldi e tecnologie adeguate, oggi il tutto potrebbe coadiuvare la situazione planetaria generale. In ogni caso, la domanda da porsi realmente è: l’uomo sarebbe pronto a tale forma di innovazione?

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Pubblicato da
Paola Carioti