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SMS: genesi ed evoluzione, dai 160 caratteri alle chat

Gli SMS nascono dall’esigenza di gestire una conversazione riservata, concisa e silenziosa. La storia dei 160 caratteri è tutta europea. Trova le sue radici nei mitici anni ottanta e più precisamente nel 1984 quando, da una pizzeria di Helsinki, l’ingegnere finlandese Matti Makkonen di Nokia decise di implementare l’esigenza di messaggiare alla nascente rete GSM. Fu da allora che prese piede una storia che ci porta ai giorni nostri con i nuovi SMS 2.0. Entriamo nel dettaglio.

 

Dagli SMS agli SMS 2.0: la storia è stata scritta ed è tempo di un nuovo capitolo

Nel 1985 l’ingegnere tedesco Friedhelm Hillebrand – supervisore dello sviluppo dello short message service system – realizzò che le prove sui messaggi potevano rientrare sotto la soglia dei 160 caratteri, compresi di spazio e punteggiature. A ciò si arrivò analizzando le cartoline inviate tra persone ed aziende tramite sistemi di telecomunicazione. SI notò che tale limite era più che sufficiente.

E fu allora che si pose il problema di definire il vincolo della lunghezza ideale per comunicare in modo efficace. Fu così anche per motivazioni tecniche legate al canale secondario sulla rete GSM, allora non adeguato a garantire messaggi lunghi. Da allora nacquero i primi telefoni in grado di utilizzare gli SMS.

Tutto era pronto per il primo SMS. Arrivò il 3 dicembre 1992 in Inghilterra, dove da un Orbitel 901 iniziò a circolare un messaggio che diceva, semplicemente, “Merry Christmas“. Non era ancora Natale ma c’era aria di festa per un’invenzione che, da lì a pochi anni, sarebbe divenuta un vero e proprio credo.

Allora non ci si spiegava il perché di tale sistema. Molti si chiedevano: “Perché messaggiare quando posso chiamare?“. Presto tale domanda avrebbe trovato la sua risposta nel boom degli SMS degli anni 2000. Alla soglia del 2012 il numero di messaggi inviati era di 6.000 miliardi.

 

Dal multitap al T9

Creata la piattaforma era necessario creare una soluzione per definire il metodo di scrittura. Inizialmente si era previsto un sistema chiamato multitap, ricordato per il fatto di concedere una lettera in corrispondenza del tastierino in base al numero di pressioni effettuate. Per scrivere “CIAO”, ad esempio, era necessario individuare le lettere in corrispondenza dei numeri e, nell’ordine, premere:

  • Tre volte il 2
  • Tre volte il 4
  • Una volta il 2
  • Tre volte il 6

Per tale ragione nacque la scrittura abbreviata che viene ancora oggi utilizzata da tante persone. Ad esempio, per scrivere “comunque” molti utilizzano l’abbreviazione “cmq”. E così via.

Visto tale trend grammaticalmente scorretto si decise per il T9, un metodo di scrittura che faceva uso di un solo tasto fisico per la definizione di una lettera. La parola si formava sulla base dell’ordine dei tasti. Per scrivere di nuovo “ciao” non erano necessari tutti i passaggi ma bastava scegliere una sola volta e poi decidere la parola dalla lista di scelte riportate dal sistema.

Oggi siamo passati alla scrittura QWERTY grazie anche all’aumento di dimensioni dei display per gli smartphone e la virtualizzazione dei pulsanti che consentono anche di ridimensionare l’area di immissione. Abbiamo algoritmi predittivi, emoji, GIFSticker e tante opzioni per personalizzare il layout con colori e forme di vario tipo che rendono meno piatta l’esperienza utente.

Gli SMS sono ancora oggi utilizzati negli ambienti del marketing e sono tanto importanti da rispecchiare l’interesse Google che ne cura lo sviluppo prevedendo la nascita di nuove chat basate sull’applicabilità del protocollo RCS ormai in arrivo. La storia sta per finire? Siamo solo agli inizi. C’è ancora molto da scrivere.

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Pubblicato da
Domenico