Marte è uno dei corpi più studiati fuori dalla nostra atmosfera e continua a destare attenzione e curiosità. Stando agli ultimi rumor, anche provenienti dal visionario Elon Musk, si prospettano addirittura viaggi interspaziali per arrivare a colonizzare il pianeta e renderlo abitabile per la vita terrestre. Fantascienza? Forse. Ma ricordiamoci che proprio ciò sembra fantascienza oggi, potrebbe essere la realtà di domani. E’ proprio il compito degli scienziati quello di credere nell’impossibile e di perseguire un’idea, per quanto folle e ridicola essa possa sembrare.

Secondo una teoria, circa tre miliardi e mezzo di anni fa, un asteroide avrebbe colpito il pianeta rosso e avrebbe scatenato un violento tsunami di oltre 300 metri. Stando alle parole degli scienziati della NASA e dell’ESA, ci sarebbe un progetto comune volto a portare sulla Terra dei campioni del suolo di Marte. Ma non solo suolo: rocce, gas, e molto altro in modo da poter studiare la storia del nostro pianeta “vicino”.

Marte: NASA e ESA collaborano per portar parti del pianeta rosso sulla Terra

E’ stato definito “Earth Return Orbiter” ed è un progetto che farà parte della spedizione Mars Sample Return. I due enti spaziali NASA e ESA collaboreranno per analizzare insieme i campioni di rocce, gas, suolo e tanto altro ancora provenienti da Marte.

Il cratere Jazero sarà la fonte dei campioni da studiare, i quali peseranno al massimo 500 grammi. E’ stato scelto proprio tale luogo perché si pensa che un tempo poteva esserci un lago con il delta del fiume.

Ci saranno due rover e un meccanismo che trasporterà l’orbita sul nostro pianeta. Il primo rover sarà il NASA Mars 2020, mentre il secondo sarà di proprietà dell’ESA che raccoglierà i campioni prelevati dal primo e li invierà al NASA Mars Ascent System. Una serie di passaggi quindi, necessari per compiere tutte le operazioni in sicurezza.

Abbiamo già una data fissata per il lancio. Il progetto Earth Return Orbiter partirà nel 2026 e il rover ESA incaricato di raccogliere i campioni, dovrà tornare sul nostro pianeta dopo circa un anno.

FONTEmondofox.it
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