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Campus Party presenta Neil Harbisson: il primo cyborg al mondo

Diventa diverso, diventa te stesso”, è l’invito che Campus Party fa alle menti più brillanti e talentuose che si aggirano sul territorio nazionale. Parliamo di giovani ragazzi spinti dalla curiosità, appassionati di tecnologia che sono stati spirati da grandi storie, da grandi personaggi.

Coloro che hanno fatto la storia, che hanno fornito la giusta tecnologia e la giusta creatività. Che cosa significa essere disruptive? Una parola sempre più spesso usata, che circola in continuazione durante le nostre giornate in particolare quando si tratta di tecnologia. Oggi, con Campus Party, vogliamo presentarvi la storia di Neil Harbisson.

Neil Harbisson è colui che ha rigenarato il suo codice sorgente, colui che è il primo cyborg riconosciuto per legge. Due anni fa è salito sul palco di Campus Party per raccontarsi e permettere ai campuseros di avvicinarsi ala sua realtà facendo comprendere il perché della sua scelta.

 

Neil Harbisson simbolo della filosofia di Campus Party

Originario della Catalogna, Harbisson è un compositore, visual artist e fotografo britannico affetto da una rara patologia, la Achromatopsia, che gli permette di vedere il mondo solo in una scala di grigi, senza colori. Se nei primi venti anni della sua vita ha accettato passivamente l’handicap, è nel 2003 che la sua vita prende colore.

Dopo aver assistito ad una conferenza cibernetica, cominciò a lavorare al progetto eyeborg: una telecamera/antenna montata sul suo indistinguibile caschetto biondo in grado di convertire i colori, percepiti sotto forma di vibrazioni, in suoni, secondo un algoritmo che associa colori ad alta frequenza a suoni con frequenza più alta e viceversa.

Anni fa lo paragonavano ai Google Glass. Poi i ragazzini mi chiedevano se fosse una versione particolare di selfie stick. La scorsa estate tutti mi cercavano di catturare: pensavano fossi un Pokémon

Nonostante i categorici “no” dei primi medici, riuscì a trovare un medico che in cambio dell’anonimato lo operò durante il suo giorno di riposo. Dal 2004, Neil Harbisson è stato ufficialmente riconosciuto come cyborg da un governo e cioè un sistema uomo-macchina

in cui i meccanismi di controllo della parte umana sono modificati.

Modificati esternamente da dispositivi di regolazione in modo che l’essere possa vivere in un ambiente diverso dal normale o adattarsi ad esso nel momento in cui presenti un difetto genetico.

Non volevo indossare la tecnologia, volevo diventare tecnologia. Mi sono rivolto a un comitato etico e hanno rifiutato la mia richiesta di impiantare un’antenna nel cranio. Ho dovuto quindi cercare un medico che, coperto dall’anonimato, accettasse di fare l’operazione

Nel 2010 Neil Harbisson ha fondato la Cyborg Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro creata da attivisti e artisti cyborg. È principalmente una piattaforma per la ricerca, la creazione e la promozione di progetti legati all’estensione e alla creazione di nuovi sensi e percezioni attraverso l’applicazione della tecnologia al corpo umano.

Nel 2017 ha co-fondato la Transpecies Society, un’associazione che dà voce alle persone con identità non umane, difende la libertà di auto-progettazione e offre la creazione di nuovi sensi e nuovi organi nella società.

Non sento più la differenza tra il mio corpo e il software

La tecnologia, quella che tutti chiamano antenna, è una parte del suo corpo. Harbisson è il match perfetto tra human-machine che gli ha permesso di provare nuove esperienze di realtà. Aggiungere sensi significa avere più opzioni espressive, che sviluppano nuove forme di creatività.

Neil Harbisson ci insegna che possiamo ridisegnare noi stessi, cercare di non vivere passivamente e arrenderci ai difetti che la natura ci riserva. Possiamo trasformare questa anomalie in vere e proprie opere d’arte. Ecco che vi invitiamo a conoscere chi ha ridisegnato il proprio DNA a Campus Party.

In questa edizione ci sarà Manel Muñoz, un altro cyborg artist catalano, noto per aver installato dei sensori barometrici nel suo corpo che gli permettono di sentire i cambiamenti di pressione atmosferica.

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Pubblicato da
Marco Serra