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Tra appena 6-7 mesi, ed entro la fine del 2020, tutti gli operatori avranno attivato a pieno regime la propria rete 5G. Come abbiamo più volte ricordato, il nuovo standard di connessione veloce non sarà solamente l’upgrade delle precedenti versioni 4G e 3G (andando a scavare ancor più indietro nel tempo), ma si configurerà come una vera e propria rivoluzione a sé stante.

Questo si verificherà per via delle vastissime e numerosissime applicazioni che il 5G supporterà, anche laddove fino a questo momento la connessione di rete non era ancora arrivata: si pensi a tutti gli elettrodomestici e gli impianti casalinghi che da questo momento in poi sarà possibile gestire in remoto, grazie alla connessione internet e a semplici app sul proprio smartphone.

Ma c’è di più: dalla smart security all’automotive, dal coinvolgimento industriale ai servizi base per il cittadino, anche le città saranno investite da questo processo di ottimizzazione e implementazione.

Per poter sostenere una simile rete e un così alto numero di dispositivi connessi contemporaneamente, sarà però necessario alzare di parecchio l’asticella in ambito infrastrutturale. Questo implicherà il posizionamento di un maggior numero di ripetitori a poca distanza dalle abitazioni, strumenti che emetteranno una quantità cospicua di radiazioni elettromagnetiche per poter funzionare, mentre in passato ne venivano emesse un numero minore.

Il 5G causerà la nostra estinzione: l’opinione dello scienziato

Alla luce di questo fenomeno, tanti sono stati i ricercatori e gli uomini di scienza insorti davanti a questa prospettiva. Secondo il loro parere, decisamente autorevole, non sono stati fatti sufficienti esperimenti e controlli – soprattutto nel lungo termine – per valutare gli effetti di tutte queste radiazioni sull’organismo umano. E tra questi, c’è chi ipotizza addirittura un’estinzione precoce.

Nello specifico, si tratta di Martin Pall, ex docente presso la Washington State University ed esimio ricercatore nel campo degli effetti delle radiazioni sul corpo umano. A detta di Pall, le onde elettromagnetiche a frequenze così importanti potrebbero causare modificazioni nel DNA umano, determinando effetti irreversibili soprattutto nelle zone implicate più massivamente nella proliferazione della specie, ossia le cellule germinali (ovuli e spermatozoi).

Questi cambiamenti potrebbero determinare irreversibile infertilità sia nell’uomo sia nella donna, impedendo di fatto di dar vita ad una progenie.

Si spera che questo grido d’allarme, se davvero giustificato, non resti inascoltato come invece è avvenuto finora. Ne va della nostra sopravvivenza.

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